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La solitudine
di un sindaco

La solitudine <br> di un sindaco

di Leonardo Raito

Alcuni mesi fa a Roma, incontrando Anna Finocchiaro e parlando di politica e del ruolo degli amministratori locali, la senatrice mi disse: “voi sindaci siete degli eroi”. Credo che chi vuole dedicarsi con passione alla cura del suo territorio e a soddisfare le legittime esigenze dei propri concittadini vorrebbe sentirsi definire in mille modi, ma fa specie vedersi associato al termine “eroico”.  Perché eroe? In realtà non dovrebbe essere così, ma gli amministratori locali stanno vivendo una situazione talmente sofferta, di tale isolamento, di tale lontananza dai vertici della politica nazionale, da piombare in una sorta di solitudine non aurea, non riflessiva, ma sconsolante. Devo raccontare un caso personale per aiutare il lettore a capire. 
Sono sindaco di un piccolo comune di 4.200 anime, Polesella, in provincia di Rovigo.  Un comune senza debiti, che ha sempre rispettato le regole di bilancio, saldato tutti i mutui, pagato nei tempi ditte fornitrici. Un comune che ha chiuso un esercizio con quasi un milione di euro di avanzo di amministrazione, che nell’ultimo decennio ha avuto una buona crescita demografica, dove convivono persone di etnie diverse senza problemi particolari. Nel tempo degli amministratori oculati hanno voluto lasciare dei buoni servizi. Abbiamo le scuole, l’asilo nido, il punto sanità, begli impianti sportivi, un attracco fluviale. Abbiamo strade senza crateri, un tessuto di piccole aziende che cercano di darsi da fare, tante associazioni. Abbiamo la caserma dei carabinieri (in edificio comunale), la stazione dei treni, siamo al centro di snodi viari interessanti. Abbiamo chilometri di piste ciclabili che sono invidiabili. E abbiamo quasi un milione di euro di avanzo d’amministrazione.
Ai tempi che furono, sarebbero stati la gioia di qualsiasi giunta: rimessi in circolo avrebbero permesso una fiorente economia di opere pubbliche, aziendine che lavorano, sistemazione di strade, scuole ecc. Invece niente. Non si possono toccare. Arrivo a fine anno e libero risorse per 50.000 euro, così devo fare scelte tragicomiche: asfalto le strade o bonifico il tetto del magazzino comunale? E come cofinanzio opere che già hanno avuto contributi regionali? Davvero, non è possibile. Per questo, siamo costretti a rivolgerci in alto, ma molto in alto, per emettere un grido di dolore che speriamo arrivi fino al nostro premier.
"Caro Matteo, noi non vogliamo buttare via i soldi. Non vogliamo inventare niente. Non vogliamo costruire inutili e costose cattedrali nel deserto. Vogliamo soltanto restituire ai cittadini le loro imposte sotto forme di opere utili. Vogliamo sistemare le case popolari, patrimonio costruito con fondi pubblici, per renderle dignitose e accessibili, e magari assegnarne di più a persone in difficoltà e che non possono permettersi appartamenti o case ad affitti proibitivi. Vogliamo rendere più sicure le scuole, regalando ai nostri bambini e ai lavoratori del comparto istruzione un ambiente ospitale e decoroso. Vogliamo bonificare l’amianto dagli edifici comunali, per la serenità complessiva dei lavoratori e dei cittadini che guardano preoccupati le lastre in fibrocemento delle coperture. Vogliamo asfaltare delle strade, perché non è giusto che gli anziani che fanno a fare la spesa cadano in una buca o si danneggino auto (poi puntualmente ci chiedono il conto). Vogliamo realizzare dei guard rail, così che un’automobile che disgraziatamente sbandi non finisca in un canale e non ci troviamo a piangere l'ennesimo morto sulla strada. Vogliamo sistemare i giardini pubblici, perché sono utilizzati dai bambini, dalle famiglie, dagli anziani, ed è giusto che siano a norma, non presentino pericoli, siano ospitali. Vogliamo rafforzare il servizio di video-sorveglianza, perché la sicurezza è un sacrosanto diritto di tutti e ci sono strumenti che ci aiutano a tutelarlo. Vogliamo ampliare il cimitero e fare manutenzioni perché un luogo di culto è un luogo che deve essere degno della memoria e del ricordo dei nostri cari. Vogliamo aumentare i punti luce, per rendere la visibilità delle nostre strade più all’altezza delle aspettative. Tutto questo lo potremmo fare, senza contrarre debiti, con le risorse che abbiamo a disposizione, se solo ci deste la possibilità di utilizzarle. Ma c'è l'ostacolo del patto di stabilità. Caro Matteo, cari signori del governo, noi non vogliamo sprecare denaro aumentando le indennità di carica o acquistare auto blu. Non vogliamo fare assunzioni clientelari o politiche. Non vogliamo sprecare risorse per incarichi fini a se stessi. Vogliamo essere amministratori oculati e normali. Dei buoni padri di famiglia che possono donare ai propri figli le risorse che hanno risparmiato con oculatezza. Non vogliamo essere eroi da palcoscenico o guerrieri da epopea ma governare i nostri territori come si deve, non per un partito, per una fazione, per una cordata clientelare, ma per tutti. Contribuendo a quell'idea di progresso che è rendere partecipi dei vantaggi di buona scelte il maggior numero di persone possibile. Tutto qui. Se non lo capite, avrete perso il filo che vi lega al vostro popolo.  Pensateci, aiutateci a trovare la strada per svolgere al meglio il nostro impegno".

(da agoravox.it )

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