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L’antidroga iraniano
una sfida mortale

di Piero Innocenti

(13 novembre 2015) Con l’elezione, due anni e mezzo fa, a presidente della Repubblica di Hassan Rouhain, esponente di area moderata, l’Iran ha decisamente aperto una nuova fase politica non solo nel paese ma anche nei rapporti internazionali come l’annunciata riapertura delle relazioni diplomatiche con l’Inghilterra e l’accordo politico sullo sviluppo nucleare nel paese, ai fini civili, firmato a luglio con le grandi potenze dopo la riunione dell'aprile a Losanna. Un clima di fiducia che si è diffuso anche nella capitale iraniana e nelle borse europee per la preannunciata fine delle sanzioni economiche internazionali vigenti da molti anni nei confronti dell’Iran. Fiducia che con l’Italia va avanti da tempo ed è destinata a consolidarsi ulteriormente con la visita ufficiale di questi giorni, a Roma, del presidente Rouhain. Non solo nelle relazioni economiche bilaterali ma anche nel settore della cooperazione antidroga.

Siamo, infatti, l’unico paese europeo che, da oltre dieci anni, ha un esperto antidroga delle nostre forze di polizia ( divenuto, più recentemente, “esperto della sicurezza”) nella capitale iraniana che, in tutto l’Iran fa parte della piccola comunità di 387 italiani iscritti nei registri consolari di cui 105 presenti stabilmente. E in questa regione il contrasto al traffico di droghe, in particolare all’eroina proveniente dall’Afghanistan e dal Pakistan, è sicuramente una delle priorità per un paese che persegue, da anni, una politica antidroga severissima. Proprio un anno fa circa, dopo la morte, in un conflitto a fuoco con una banda di trafficanti, di diciassette guardie alla frontiera con il Pakistan, la risposta delle autorità era stata l’impiccagione di altrettanti detenuti condannati per delitti collegati alle droghe. La legislazione antidroga iraniana, risale al 1988 ma ha subito modifiche nel 1997 e nel 2011 e prevede la pena di morte per i trafficanti con oltre 5 kg di oppio/hashish/marijuana o oltre 30 grammi di eroina/cocaina/amfetamine.

Dalle 500 esecuzioni capitali del 2013, si è passati alle 482 nel 2014 di cui 200 collegate agli stupefacenti. Nel 2015, al la data del 23 luglio, erano state censite ben 544 esecuzioni di cui 384 per delitti collegati alle droghe, 28 per violenze sessuali e 100 per omicidi. Le esecuzioni svolte pubblicamente sono state 29. Quelle che hanno riguardato le donne 6. Il ministro dell’interno Fazli, a metà del 2014, aveva precisato come, in generale, le condanne a morte per delitti di narcotraffico vengono emesse quando sono collegati a episodi di violenza, all’uso di armi, ad attacchi contro le forze di sicurezza o quando siano diretti a mettere in pericolo la sicurezza dello Stato. Negli ultimi tempi, poi, si è fatto un maggior ricorso all’istituto di diritto islamico (“diya”), che consente alle famiglie delle vittime di reati di sangue di concedere il “perdono” dietro il pagamento di una somma di denaro a titolo di risarcimento (dal 21 marzo 2103 al 20 marzo 2014, ben 358 condannati per omicidio avrebbero beneficiato di questa norma, secondo dati forniti dal portavoce del Potere Giudiziario iraniano). Per gli assuntori di stupefacenti, poi, è previsto il “perdono” (o la sospensione della pena) se si sottomettono volontariamente a periodi di cure e riabilitazione. Nel 2014 sono cresciuti i tossicodipendenti (dati ufficiali indicano il 2,26% della popolazione) per il cui recupero e riabilitazione sono in funzione 3.300 centri governativi e 2.400 non governativi.

I traffici di eroina si effettuano con le consuete modalità, ad opera di "spalloni" (barduchks) o con carovane di narcotrafficanti (asini e cammelli in convogli scortati e armati), che continuano ad attraversare le varie frontiere nonostante le imponenti costruzioni di terrapieni e di sbarramenti realizzati negli anni passati e la presenza di circa 50mila agenti di polizia in servizio antidroga ai confini. Nei mesi passati, nella regione del Sistan Balucistan, a ridosso del confine, la polizia ha sequestrato rudimentali, ma efficaci sistemi di lancio (vere e proprie "fionde" su impalcature in legno) di pacchi di eroina e oppio che vengono, poi, recuperati in territorio iraniano anche con l'aiuto di cani. Le previsioni, anche per quest’anno (il calendario iraniano inizia a marzo e si conclude a marzo dell'anno seguente) sono pessimistiche se si pensa all’aumento delle province afgane dove si coltiva papavero da oppio e al conseguente aumento di produzione di morfina nelle zone a ridosso del confine con l’Iran. I sequestri di eroina avvenuti in Italia in questi ultimi anni, in particolare nella “piazza” napoletana e di metamfetamine di provenienza iraniana, sarebbero valutati come indizi di una rotta marittima che si è andata sviluppando nel tempo e che vede nel porto di Bandar Abbas, nel Golfo Persico, il punto nevralgico, D’altronde è da questo porto che salpano molte navi porta container dirette in Europa e anche in Italia dove Napoli è lo scalo principale.

L’azione di repressione iraniana nel 2014 ha portato al sequestro di 11,4 tonnellate di eroina, 8,7 ton. di morfina, 37 ton. di oppio, 64 ton. di cannabis 50 kg. di cocaina, 14,8 ton. di metamfetamine con 131mila persone arrestate di cui 9.124 stranieri ( questi ultimi due dati si riferiscono ai primi sette mesi dell’anno iraniano). Nessun italiano è risultato arrestato per delitti collegati alle droghe. Si tratta, evidentemente, di numeri considerevoli che danno anche un’idea della quantità di eroina che riesce ad attraversare i controlli e che arriva in Europa. Poca la cocaina intercettata, destinata a ristretti ceti sociali. I prezzi all’ingrosso al confine est - con l’Afghanistan - oscillano intorno agli 8mila dollari al chilogrammo per l’eroina, ai 450 dollari per l’oppio e 250 circa per l’hashish. Questi prezzi subiscono apprezzabili lievitazioni nell’area di Teheran con l’eroina a circa 10mila dollari, l’oppio a 1000 e l’hashish a 500 dollari. Prezzi “stracciati” per le metamfetamine, tre o quattro euro a grammo, decisamente concorrenziali con quelli europei. Va anche segnalato che nel corso di attività investigative in Europa e in Italia, sono stati effettuati, come accennato, diversi sequestri di amfetamine provenienti dall’Iran. La produzione di queste droghe sintetiche si è sviluppata nella parte sud di Teheran dove, secondo attendibili fonti informative, sono operativi molti laboratori clandestini all’interno di abitazioni e di cantine.

Infine, preoccupano, non poco, anche i frequenti episodi di criminalità comune (rapine, furti, truffe) avvenuti a Teheran e in altre città, sintomi di una situazione della criminalità comune in crescita nonostante la severità della legislazione penale iraniana.

(© 9Colonne - citare la fonte)