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La mafia turca
nel traffico di migranti

La mafia turca <br> nel traffico di migranti

di Piero Innocenti

(4 dicembre 2015) Gli ultimi dati di novembre sugli arrivi di migranti sulle coste calabre (oltre 28mila), dopo le traversate fatte su navi salpate anche dalla Turchia, indicano chiaramente come la rotta ionica, oltre a quella, ben collaudata, dalla Libia, sia stata definitivamente adottata dai vari gruppi di trafficanti. In realtà, è da diversi anni che dalla Turchia partono imbarcazioni cariche di migranti e la novità, caso mai, è quella del decremento apprezzabile di persone, dalle 10.340 del 2014 alle 2.471 del 2015 (al 9 novembre), diminuzione dovuta ai nuovi approdi nelle isole greche avvenuti quest’anno. La “novità” è, invece, quella della “pubblicità di imbarchi”, con destinazione la Grecia e l’Italia, a costi contenuti, fatta, sfacciatamente, su facebook, dalle organizzazioni turche che contrabbandano persone, con tanto di recapiti telefonici per avere ulteriori dettagli sulle partenze. Sulla spregiudicatezza di queste organizzazioni vale la pena ricordare la risposta che dava uno di questi mercanti di uomini ad un giornalista de La Repubblica, che lo intervistava a Istanbul (3 dicembre 2002), sostenendo di essere un "imprenditore", perché “..do una risposta alla fame di alcuni e al bisogno di manodopera di altri..e poiché l’Europa non offre sponde legali all’immigrazione, ne costruisco di illegali..”.

Che la situazione stesse peggiorando sul versante ionico negli ultimi anni, era stata la Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere (Dipartimento della Pubblica Sicurezza) ad evidenziarlo, richiedendo, giusto un anno fa, una maggiore collaborazione alle autorità di polizia turche. Tuttavia, con i gravissimi problemi interni e con quelli collegati al conflitto in atto al confine con l’Iraq e la Siria, non credo che dalla Turchia ci si possa attendere una particolare attenzione al traffico dei migranti/profughi. Attività che è nelle mani di una criminalità locale organizzata e diffusa, di clan con struttura di comando non verticistica, con un nucleo centrale stabile (gli organizzatori sono spesso legati da vincoli di parentela), uno variabile ( i reclutatori, i mediatori, i trasportatori, i custodi ecc…) e con un’apprezzabile specializzazione (persone legate al mondo del lavoro con regolari attività, agenzie di viaggi, di trasporto, albergatori, ristoratori, marinai, pescatori).

La mafia turca, naturalmente, non è estranea a questo lucrosissimo affare, anche se, secondo gli ambienti investigativi turchi, questo coinvolgimento si registra solo in concomitanza con trasferimenti massicci di migranti (come sta avvenendo da diversi mesi a questa parte verso le vicine isole greche) e, quindi, quando il guadagno è considerevole.

Anche il particolare di navi mercantili con centinaia di profughi a bordo, come la Blue Sky M e la Ezadeen, cancellate dai registri navali e utilizzate dai trafficanti a gennaio di quest'anno, ci fa tornare in mente quello che affermava un trafficante turco, nel lontano 1998, parlando di navi mal ridotte, acquistate in Russia, nel Mar Nero al prezzo di 100mila dollari e dell’utile di circa 5milioni di dollari, in un mese, al netto delle mazzette per la polizia turca e alcuni politici, versato nelle banche della Cipro turca. C’è stato, poi, un periodo, dall’estate del 2010 al 2012, in cui i trafficanti turchi hanno fatto ricorso a velieri o lussuosi yacht battenti bandiera americana o francese, per trasportare, sotto coperta, siriani, afgani, pachistani e indiani in grado di pagare adeguatamente un “viaggio” più sicuro. Il capo di questa organizzazione era l’allora cinquantatreenne turco Muammer Kucuk, arrestato ed espulso dall'Italia una dozzina di anni fa ed ancora “operativo” in Turchia.

Giunti in Italia i migranti vengono gestiti dalle diverse cellule operative, ubicate sul territorio nazionale per i successivi trasferimenti verso la Germania, la Svizzera, la Francia, la Norvegia, la Svezia, utilizzando autovetture o autocarri appositamente noleggiati da autisti occasionali o effettivi dell’organizzazione. Organizzazione che, in alcune indagini - per esempio quella del giugno 2009, condotta dalla squadra mobile di Venezia, che portò all’arresto di decine di trafficanti turchi e curdi in Italia, Grecia, Germania, Belgio e Gran Bretagna - emerge come “unitaria” perché “..le cellule hanno gli stessi referenti all’estero, si servono dei medesimi autisti…gli indagati si conoscono tra loro o sanno, comunque, l’uno dell’esistenza dell’altro e della comune attività, le notizie circolano tra loro, sono pronti ove necessario a prestarsi reciproco aiuto..molti degli indagati collaborano con tutti i gruppi operativi in Italia” ( dalle motivazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Venezia).

(© 9Colonne - citare la fonte)