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Dove (non) ci porterà
la sfiducia distruttiva

Dove (non) ci porterà <BR> la sfiducia distruttiva

di Paolo Pombeni

Avete presente la norma della attuale costituzione tedesca che prevede che quando si vuol fare cadere un governo si debba contestualmente presentare il governo che lo sostituirà? Si chiama “sfiducia costruttiva” e venne introdotta per ovviare a quelli che si consideravano i mali della Repubblica di Weimar: sfiducie ai governi senza che fosse pronta alcuna alternativa per cui si avevano lunghi periodi di turbolenza spesso conclusi con governi deboli trovati tanto per riempire un buco.
Nella costituzione italiana una norma simile non c’è. Si pensava che la responsabilità della classe politica dovesse essere sufficiente ad evitare crisi al buio. Ovviamente la storia repubblicana ha già pesantemente menomato questa fiducia, ma ora siamo giunti al peggio: con la mozione individuale dei grillini contro la ministro Boschi e con l’inseguimento di altre opposizioni a presentare mozioni di sfiducia all’intero governo mostriamo che siamo arrivati alla “sfiducia distruttiva”.
Che cosa succederebbe infatti se quelle mozioni venissero ratificate dal parlamento? Semplicemente il caos, perché non è disponibile alcuna maggioranza alternativa per sostenere un nuovo governo. Certo si potrebbe raggiungere il risultato di sbarazzarsi di Renzi, ma a favore di chi? Non occorre una cattedra di politologia ad Harvard per capire che sarebbe comunque un governo debole, sottoposto all’usura della inevitabile vendetta dei renziani, destinato a durare pochissimo ed a portarci rapidamente a nuove elezioni. Queste poi, nel clima attuale, sarebbero una corrida di populismi dove ormai qualsiasi limite è caduto, sicché nessuno può dire quale esito avrebbero.
Certamente avrebbero l’esito di lasciare questo paese per mesi nel caos, con gruppi dirigenti alla confusa ricerca di spiagge su cui approdare (perché quelli devono fare il loro mestiere ed hanno bisogno di capire dove puntare), con una burocrazia pubblica senza guida, con la classica lotta di tutti contro tutti. Questo mentre la situazione internazionale è tutt’altro che tranquilla, con la situazione libica (cioè una faccenda spinosa alle porte di casa nostra) tutt’altro che stabilizzata e con tutti i problemi che la questione mediorientale ci mette davanti. In queste condizioni essere senza governo e in una situazione di lotte di fazione al calor bianco non è certo una prospettiva augurabile.
Si potrebbero aggiungere i consueti problemi del consolidamento della ripresa economica, delle riforme da implementare e via dicendo, non fosse che una parte purtroppo non piccola dell’opinione pubblica crede che quelle siano variabili indipendenti dal governo e in fondo cose che devono aggiustarsi da sé: meno la politica ci mette mano meglio sarebbe.
C’è però da notare che in fondo tutti danno per scontato che questo fosco quadro non si avvererà. Le mozioni di sfiducia saranno sconfessate dalla maggioranza parlamentare che non ha alcuna intenzione di farsi precipitare nel caos. Anche la minoranza interna del PD fa blocco, consapevole della vittoria di Pirro che conseguirebbe facendo cadere Renzi in questo mare di fango e di populismo ipocrita.
Dunque ci sarà molto rumore, ma per pochissimo se non proprio per nulla. Gli analisti più disincantati ci spiegano che è tutto il classico gioco parlamentare. Le opposizioni di vario colore e natura operano solo per “marcare il territorio”, per mantenere alta la tensione intorno a loro senza alcun rischio di essere poi accusate dei disastri che seguirebbero ad una caduta dell’attuale governo, per la semplice ragione che questa non ci sarà. Insomma sarà il classico modo di farsi belli verso le pulsioni distruttive che percorrono il nostro corpo politico senza pagare alcun dazio. Secondo i calcoli, comunque Renzi uscirà indebolito da questa vicenda e ciò viene considerato un successo. In fondo anche la minoranza PD avrà un suo vantaggio da questa corrida parlamentare: facendo blocco col governo dimostrerà al partito di essere una componente “responsabile” e al tempo stesso acquisirà un credito verso il premier da presentare in qualche futura occasione (e questo è, ovviamente, del tutto comprensibile e legittimo).
Quel che però si dovrebbe capire è che questi giochetti parlamentari non passano senza lasciare strascichi e danni. Prima di tutto perché dimostrano, non bastasse il caso dell’impasse sull’elezione dei giudici della Consulta, che la nostra classe politica è notevolmente sfasciata, il che non costituisce certo una buona carta di accreditamento internazionale nella attuale situazione complicata. Una classe politica degna di questo nome dovrebbe sapere che se buttando giù il governo attuale fai un mare di macerie, poi su quelle macerie regnerà il suo successore chiunque sia. Dunque non è molto saggio operare in questo modo, se davvero si ha in mente di essere i futuri governanti.
La democrazia dell’alternanza, tanto invocata ai tempi della prima repubblica e dimostratasi così poco efficiente ai tempi della seconda, sarebbe basata sulla teoria che si compete per conquistare il governo di un sistema che è nell’interesse di tutti che sia in buona salute, per cui tutti concorrono a tenerlo in quelle condizioni proprio nell’ottica di arrivare al potere nelle migliori condizioni possibili. Peccato che di questi elementari concetti stiamo perdendo conoscenza.

(da www.mentepolitica.it

 

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