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Le mafie nel mondo,
la grande minaccia

Le mafie nel mondo, <br> la grande minaccia

di Piero Innocenti

La criminalità del narcotraffico continua ad essere, in molti paesi del mondo, minacciosa, preoccupante, pervasiva. Stando all'osservazione diretta, alle informazioni attinte dalle relazioni degli organismi competenti, a livello interno e nelle sedi di confronto internazionali, a dimensione regionale o mondiale, la situazione negli ultimi anni è decisamente peggiorata. E l'anno da poco concluso, non lascia intravedere alcuno spiraglio per un futuro meno drammatico. L'efficienza delle forze di polizia nell'ambito dei singoli paesi, al di là della buona volontà degli individui, dei successi isolati (che possono far perdere di vista la massa dell'iceberg che rimane sommersa), non riesce a controllare se non una percentuale minima delle attività illecite collegate al traffico degli stupefacenti (un giro d'affari stimato in oltre 800 miliardi di dollari, secondo l'agenzia UNODC ) anche nelle nazioni ritenute più civili, ricche e organizzate. In queste i problemi possono consistere, riduttivamente, nella pluralità e nella conseguente frammentazione operativa degli organismi competenti, nelle carenze (e gelosie) del coordinamento tra loro, nella insufficienza degli stanziamenti di bilancio, nella inadeguatezza della preparazione del personale. Ma queste, che sono deficienze già relativamente gravi, diventano passivi enormi nei paesi del terzo e quarto mondo, dove i mezzi finanziari sono praticamente inconsistenti e il grado di istruzione minimo.

In questo scenario, i paesi dell'Africa, dell'Asia, il Medio Oriente, l'America Latina, l'Est Europeo - cioè la stragrande maggioranza degli Stati - presentano una situazione di instabilità endemica che favorisce enormemente i giochi e gli interessi delle multinazionali del crimine. Sono, tra l'altro, il terreno ideale per il traffico di droga e di armi.

Le mafie del mondo continuano a muovere armi, materiale nucleare, controllano i flussi migratori, mobilitano masse di diseredati, di schiavi, stanno confondendo, annullando le coscienze di milioni di giovani con la droga. Stanno corrompendo e condizionando i governi di molti paesi. Dall'11 settembre 2001, con l'attacco alle Twin Towers, stiamo sperimentando ancora oggi le potenzialità e la diffusione del terrorismo le cui radici affondano anche nell'humus di questa grande criminalità. Viviamo tra mine vaganti, pronte a esplodere, con conseguenze imprevedibili, non appena il contesto mondiale fornirà loro le condizioni favorevoli. Qualsiasi sforzo, qualsiasi operare potrebbero sembrare impropri ( perché inadeguati, perché inutili) in uno scenario così negativo.

Fortunatamente anche le organizzazioni criminali sono umane e imperfette e il loro mondo è altrettanto diviso e conflittuale. Anche i piccoli, quotidiani successi sono, perciò, fatti importanti e potrà esserci spazio e fondamento reale per la speranza nella misura in cui si procederà nella applicazione forte, vigorosa, a livello internazionale, delle strategie comunitarie di lotta alla criminalità organizzata troppo spesso rimaste solo belle intenzioni sui documenti elaborati nelle varie riunioni. Al di là delle ambiguità, delle complicità politiche, delle approssimazioni, delle indifferenze e delle solitudini, c'è ancora molta gente perbene che, giorno dopo giorno, lotta contro le ingiustizie, il malcostume politico, la corruzione, l'assuefazione alla violenza. La criminalità mafiosa, in qualsiasi latitudine, continua ad essere così potente perché naviga in un mare di illecito diffuso. Prosciugare questa "palude" e combattere la illegalità non deve, però, essere ritenuta responsabilità solo degli altri, degli specialisti, delle istituzioni.

Tutti i cittadini dovrebbero sentirsi impegnati in una lotta che implica la nostra responsabilità su tanti piani; quello politico, economico, culturale, educativo, etico.

(© 9Colonne - citare la fonte)