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direttore Paolo Pagliaro

Cosa ereditiamo
dagli anni Ottanta

Cosa ereditiamo <br> dagli anni Ottanta

di Paolo Pagliaro

(7 aprile 2016) Con un libro che è un paziente lavoro di restauro degli anni 80, Paolo Morando ha tolto a quel decennio la patina dell’amarcord e ce lo ha restituito nella sua fattualità. Il libro pubblicato da Laterza si intitola “’80, l’inizio della barbarie” e dunque la morale della favola sta già in copertina. La tesi di Morando, supportata appunto da molti fatti, è che quello degli Ottanta fu il decennio del disimpegno sociale, della politica dal respiro corto, dell’arrivismo sfrenato. Una marcia indietro su tutti i fronti che già allora fu chiamata «riflusso». Come scrisse Giuseppe De Rita, furono «anni di soggettività senza interiorità». Un decennio grigio che si illuminò soltanto delle luci notturne della «Milano da bere» e che vanta l’esordio nella vita pubblica dell’edonismo inteso come valore.
Furono anni di spese pazze, con una crescita tumultuosa del debito pubblico per alimentare uno stato sociale spesso clientelare e in taluni casi dissennato.
Era quella l’epoca in cui le dipendenti dello Stato potevano andare in pensione dopo aver lavorato 14 anni 6 mesi e un giorno.
Fu così che il debito pubblico salì dai 145 miliardi dell’81 ai 400 dell’85 per poi raggiungere i 667 miliardi che si trovò a dover gestire nel 1990 il sesto governo Andreotti. Spesa dunque fuori controllo ben più di quanto avrebbe consentito la crescita della ricchezza del Paese.
Morando ricorda che dati e tabelle del decennio sovrappongono il governo Craxi alla fase più critica per la finanza pubblica ma ricorda anche che nel dopoguerra l’esplosione del debito fu un fenomeno comune a tutte le democrazie occidentali.
La situazione forse si sarebbe potuta aggiustare se alla fine degli spensierati anni ’80 in Italia non avesse assunto dimensioni colossali anche l’evasione fiscale. Ma quella, come il debito, ha continuato invece a crescere.

(© 9Colonne - citare la fonte)