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Comuni, cosa succede
dopo lo scioglimento

Comuni, cosa succede <br> dopo lo scioglimento

di Paolo Pagliaro

(26 aprile 2016) I consigli comunali possono essere sciolti se vengono accertati dei legami tra i politici locali e la criminalità organizzata. Le legge lo consente dal 1991 e da allora sono stati 270  i comuni commissariati. L’ultimo caso, quello di Brescello, ha fatto particolarmente scalpore perché per la prima volta il provvedimento ha colpito un comune dell’Emilia Romagna. Il commissariamento di un Comune fa notizia, quello che accade dopo molto meno. Eppure è proprio da quel momento che le cose cominciano a cambiare. Si è accertato, ad esempio, che durante il primo anno di commissariamento gli investimenti del Comune si riducono di circa il 45 per cento, mentre considerando un periodo di tre anni si ha una riduzione media del 15 per cento annuo. Il dato è stato rilevato da Sergio Galletta (Università di Lugano),  che attribuisce questa importante riduzione della spesa alla revisione di contratti o appalti riconducibili alla presenza mafiosa.  Altri ricercatori  hanno dimostrato che un’ulteriore conseguenza del commissariamento è il sensibile l’aumento dell’astensionismo in occasione delle successive elezioni locali.  Antonio De Bernardo, sostituto procuratore antimafia a Reggio Calabria, ha messo in luce altri aspetti meno noti. Succede spesso, ad esempio, che quando nei comuni sciolti per mafia si torna a votare risultino eletti gli stessi consiglieri  che erano stati dichiarati decaduti. Un’altra possibilità, tutt’altro che infrequente, è che alle elezioni non si presenti alcuna lista. Talvolta succede addirittura che sia lo stesso Comune a promuovere in vari modo il proprio scioglimento, perché il gruppo criminale che lo controlla  ha deciso il turn over dei propri rappresentanti. 

 

 

 

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