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“L’inganno dell’ippocastano”: la Roma noir di Sabatini

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

 “L’inganno dell’ippocastano”: la Roma noir di Sabatini

Tutti i più grandi scrittori di romanzi mentono, ma nella menzogna si avvicinano alla verità. E capita che, scegliendo il genere noir, si diventi parte di quell’inganno e tessendo trame inverosimili si possa addirittura prevedere la realtà. E’ quello che accade nel romanzo di esordio del giornalista e critico tv Mariano Sabatini, “L’inganno dell’ippocastano” (Salani, pp. 332, 14,90 euro) e al suo protagonista, Leo Malinverno, giornalista d’inchiesta alle prese con un omicidio. Il morto “eccellente” è Ascanio Restelli, imprenditore di successo a un passo dalla candidatura a sindaco. Roma è il set metropolitano dell’esordio narrativo di Sabatini, una città fatta di antiche bellezze e corruzione, di fascino e degrado. “C’è Roma ma c’è anche tanta vita, tanti sentimenti, la psicologia dei personaggi, rapporti di amicizia e di amore” racconta Sabatini. Alla trama criminale se ne affianca una psicologica, che spiega la scelta del titolo: “La spinta me l’ha data la poesia ‘Cuore di legno’ di Primo Levi che parla dell’ippocastano come ‘impostore ma ingenuo’. L’ippocastano è un albero simile al castagno, che produce frutti simili alle castagne ma più amari”. “Vuol farsi credere emulo del suo bravo fratello di montagna” scriveva Primo Levi. E ciascuno di noi, continua Sabatini, “può incontrare un ippocastano nella vita o sentirsi ippocastano per qualcun altro”. Nel romanzo, Malinverno, ironico, scaltro e sempre circondato da donne, si ritrova ad aiutare la collega Viola Ornaghi che, inviata a intervistare Restelli, lo ritrova invece assassinato (gola tagliata e due buchi al posto degli occhi), nella sua villa costruita alla fine dell’Ottocento, simbolo del suo potere. I due giornalisti iniziano un’indagine che rivela una trama criminale sempre più sfaccettata, in cui i testimoni si trasformano in protagonisti e gli innocenti, come spesso accade, pagano per i colpevoli. E il pensiero non può non andare a “Mafia Capitale”, l’inchiesta che ha travolto Roma: “Ho iniziato a scrivere il romanzo nel 2013, prima che scoppiasse lo scandalo e mentre scrivevo vedevo realizzarsi le mie fantasie più nere e oscure” spiega l’autore. Una preveggenza “inquietante”, ma in realtà Sabatini, vivendo da sempre a Roma, respira “da 45 anni una certa atmosfera: tutti sapevamo cosa stava accadendo, come oggi tutti sappiamo che non abbiamo appreso ancora tutto”. La storia racconta una menzogna verosimile, perché “chi scrive narrativa lo fa per poter mentire spudoratamente, ma nel mentire bisogna puntare alla verosimiglianza: una grande bugia che si potrebbe verificare”. “L’inganno dell’ippocastano” è in seconda edizione in meno di un mese, un successo che “speravo ma non me l’aspettavo” dice Sabatini. Una “bella sorpresa”, la definisce, soprattutto perché “escono talmente tanti libri ogni giorno che si rischia di finire nel mare magnum delle offerte”. Data la “grande simpatia” che l’autore sta registrando, si rafforza l’idea di “andare avanti nel proporre una nuova avventura a Malinverno che questa volta sarà alle prese con un serial killer” svela Sabatini. E se dalle pagine del romanzo si volesse passare al grande schermo, Sabatini pensa all’attore Luca Argentero per vestire i panni di Malinverno. E la regia? “Se proprio devo sognare vorrei Marco Tullio Giordana – dice ridendo l’autore – oppure ammiro molto Giacomo Campiotti e Gabriele Mainetti”. A Roma, Sabatini presenterà il suo romanzo lunedì 2 maggio alle 18 alla libreria Ibs di via Nazionale insieme a Barbara Alberti e alla conduttrice Franca Leosini: ora sì che “L’inganno dell’ippocastano” può dirsi una “storia maledetta”. (Sip)

 

 “DIECIMILA MULI” DI SALVATORE MAIRA

Sicilia, 1949. Il commerciante di bovini Peppino Maiorana affronta una meravigliosa impresa: fornire diecimila muli alla Grecia come risarcimento dei danni di guerra. Dovrà trovare le bestie in tutta l’isola, farle arrivare a Messina, sottoporle all’esame di una commissione e imbarcarle per il Pireo, centocinquanta alla volta, anticipando le spese con denaro che non possiede. Prodigiosamente l’avventura impossibile ha inizio. Davanti al mare prende vita una città provvisoria di contadini, mercanti, sensali, spie e prostitute, una folla di personaggi disperati, comici, soli, che cercano con molta immaginazione e senza troppi scrupoli di reinventarsi un’esistenza sulle macerie della guerra finita da poco. È la storia raccontata da Salvatore Maira in “Diecimila muli” (Bompiani). Maiorana si ritrova a fronteggiare due ostacoli enormi, la sua famiglia e la mafia, ma prosegue ostinato, zigzagando tra dubbi e minacce, convinto che il tempo delle antiche soggezioni sia finito per sempre e che quella sia l’occasione della sua vita. Troverà un singolare alleato in Giulio Saitta, commissario di polizia segnato da un lutto che alimenta il suo desiderio di vendetta. Le indagini solitarie di Saitta si allargano alla strisciante sovversione neofascista e s’intrecciano con le vicende degli omicidi impuniti di cinquanta sindacalisti capi contadini, della guerriglia di Salvatore Giuliano, delle stragi – prima fra tutte quella di Portella della Ginestra – che rischiano di trasformare la Sicilia in un lago di sangue. Maiorana, il paladino di una tragicomica epopea popolare, e Saitta, l’eroe borghese che si scontra con la Storia, sono i due primi attori di una narrazione fluviale scandita da brevi romanzi nel romanzo, digressioni solo apparenti che s’incrociano con la trama principale e la illuminano: perché “non basta conoscere e ricordare i fatti se non ne decidiamo il senso”. Nato a San Cataldo, in Sicilia, nel 1947, l’autore ha insegnato all’università La Sapienza di Roma. È autore di saggi sul teatro barocco, sui rapporti tra cinema e letteratura, su Svevo, Pirandello e Verga. Ha scritto e diretto tra gli altri film come Donne in un giorno di festa, Amor nello Specchio, Valzer, che hanno ottenuto riconoscimenti in molti festival internazionali. (Red)

 

 “IL CAPO E LA FOLLA” DI EMILIO GENTILE

Uno dei più importanti storici italiani, Emilio Gentile, in “Il capo e la folla. La genesi della democrazia recitativa” (Laterza) esplora il rapporto che ha legato la folla a leader carismatici come Roosevelt, Mussolini, Lenin, Hitler, Ataturk, de Gaulle, Kennedy. E rivela le dinamiche all’interno delle masse, la seduzione delle parole e delle immagini, la personalizzazione della politica, gli effetti sulla democrazia. Attraverso la sua indagine, le persone che vogliono preservare l’autonomia della loro individualità in una democrazia recitativa possono forse apprendere come evitare di diventare una folla, che non può fare a meno di un padrone. La caratteristica fondamentale della folla, protagonista della politica moderna, è il bisogno di un capo. Da ciò ha origine, nell’epoca contemporanea, la personalizzazione della politica e del potere anche nelle democrazie moderne. Nel 2009 “Le Monde” inserì fra i venti libri che hanno cambiato il mondo “La psicologia delle folle” di Gustave Le Bon, pubblicato nel 1895, tradotto in molte lingue e continuamente riedito fino ai giorni nostri. Le Bon insegnava ai capi che “conoscere l’arte di impressionare l’immaginazione delle folle, vuol dire conoscere l’arte di governare”. Politici molto diversi, democratici, totalitari o autoritari seguirono gli insegnamenti della “Psicologia delle folle”. Nella scia dell’opera di Le Bon, Gentile rievoca le principali esperienze di personalizzazione del potere nell’epoca contemporanea, da Napoleone a Kennedy: una riflessione storica utile per comprendere l’attuale tendenza a trasformare il ‘governo del popolo, dal popolo, per il popolo’, in una democrazia recitativa, fondata sul comando di un capo acclamato dalla folla. (Red)

                                                                                                                                                                      

LA MAGLIA MAGICA, ELOGIO DEI GRANDI NUMERI DIECI

Ci sono storie immortali come quelle dei numeri dieci, protagonisti assoluti del gioco più bello del mondo: il calcio. Storie di uomini, acute e coinvolgenti, intrise di ricordi, aneddoti, curiosità imperdibili. Una lunga e travolgente avventura racchiusa in un libro dove parole e illustrazioni si legano formando una trama seducente e originale. Tutto questo è “La maglia magica. Elogio dei grandi numeri dieci” di Giuseppe Esposito ‘Sirio’, con prefazione di Darwin Pastorin (Edizioni della Sera). In questo modo il lettore-tifoso compie un viaggio a ritroso nel tempo iniziando a sfogliare le pagine di una storia che parte da Meazza passando per Sivori, Pelè, Maradona, Platini, Baggio, Totti, Del Piero, fino ad arrivare a Tevez, Messi, Neymar. A rendere il libro ancor più interessante è la partecipazione di sette scrittori di fama nazionale e internazionale quali Giovanni Cocco, Maurizio de Giovanni, Romano De Marco, Victor del Arbol, Gianluca Morozzi, Luca Poldelmengo, Vincenzo Rosario Spagnolo, e interviste esclusive a chi, i numeri dieci, li ha conosciuti da vicino, sul campo: Salvatore Bagni, Paolo Cannavaro e Dino Zoff. Una serie di schede arricchita dai disegni originali dell’autore, eseguite con tecniche innovative e materiali inusuali, completano il volume.  Giuseppe Esposito ‘Sirio’ è nato nel 1983: mariglianese, si è laureato in Pittura e in Arti visive e discipline dello spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha pubblicato il libro “Una storia azzurrissima - La passione per il Napoli fra disegni e racconti” (Rogiosi editore, 2013). Ha illustrato i libri “Il ritorno di Terra Felix” (Tullio Pironti Editore, 2014) e “La gioventù infinita” di Andrea America (Tullio Pironti Editore, 2016), “A Napoli con Maurizio de Giovanni” di Enza Alfano (Giulio Perrone editore, 2015), “Phlegrarios” di Marco Perillo (Rogiosi Editore, 2014), “Licio Gelli - Il burattinaio d’Italia” di Alessandro Iovino (Graus Editore, 2015) e un suo racconto è presente nell’antologia “Napoli a tavola in cento parole” a cura di Enza Alfano (Giulio Perrone Editore, 2014). Ha scritto per l’“Espresso napoletano” e ha realizzato disegni sui personaggi del mondo sportivo per la rivista “Pink Life Magazine”. Attualmente è il curatore d'immagine del marchio “Acqua Zero Zero”. (Red)

 

BRIGA SI RACCONTA IN “NON ODIARE ME”  

Roma, 29 apr - Crescere fa male, e creare pure: figurarsi se poi ti capitano le due cose insieme, come a Mattia, che decide di diventare un musicista fin dai banchi del liceo. Si cresce insieme alla propria musica e ogni tappa di questo percorso si porta via un pezzetto di te. E nulla sarà mai più lo stesso: le chiacchiere con gli amici e le partite allo stadio, le serate surreali in cui può arrivare l’occasione di un concerto o l’asta del Fantacalcio in un obitorio . . . Tutto si colora di un’ispirazione che può esaltarti o dilaniarti. C’è l’intensità di questa scoperta al cuore del primo libro di Briga, “Non odiare me” (Rai Eri, con Andrea Passeri), un romanzo di creazione prima ancora che di formazione, la storia di due ragazzi che percorrono fianco a fianco la strada del successo. Dal Lungotevere romano ai canali di Amsterdam, per finire sul set di “Amici” e sui palcoscenici più alti d’Italia, un romanzo di pagina in pagina dissacrante, malinconico, avventuroso che racconta Briga prima di Briga, e oltre Briga, con un tratto narrativo originale e poetico, intinto nell’inchiostro della vita. Mattia Bellegrandi (Roma, 1989), cantautore, noto come Briga, ha vissuto in Danimarca e a Madrid e ha viaggiato in tutta Europa collaborando con numerosi musicisti. Dopo aver pubblicato alcuni album autoprodotti ha raggiunto il successo con Never Again, uscito subito dopo la partecipazione ad “Amici” di Maria De Filippi, album che ha conquistato il Disco di platino. Ha duettato con numerosi artisti tra i quali Antonello Venditti, Gigi D’Alessio, Tiziano Ferro, Gianluca Grignani,  Emma Marrone. Andrea Passeri (Roma, 1988) nato e cresciuto nel quartiere Prati di Roma, ha vissuto negli ultimi anni tra New York e Los Angeles dopo essersi laureato in Marketing e Pubblicità alla Lumsa. Appassionato di viaggi, calcio e cinema, fa lo scrittore per vocazione. Questo è il suo primo libro. (Red)

 

 

 

 

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