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Italia-Usa, con borse di studio Fulbright i talenti circolano

Italia-Usa, con borse di studio Fulbright i talenti circolano

“Sulla stampa italiana si parla spesso di fuga di talenti” e invece il programma Fulbright “è l’esempio contrario, di circolazione e scambio di talenti. E’ a questa filosofia che crediamo come ministero”. Lo ha detto Vincenzo De Luca, direttore generale per la Promozione del Sistema Paese del ministero degli Affari esteri, intervenendo alla Farnesina all’Incontro Borsisti Fulbright, un evento di orientamento per i borsiti italiani in partenza per gli Usa e per quelli americani in arrivo in Italia, promosso dalla Commissione Fulbright. Il programma, che quest’anno celebra i 70 anni dalla sua creazione, è uno dei più antichi e rinomati programmi di scambi accademici attualmente esistenti a livello internazionale. Secondo De Luca il Sistema Italia, e nello specifico il sistema universitario italiano, è “di natura internazionalizzato: c’è un alto grado di imprese che investono e noi siamo obbligati a essere un Paese che mette in circolazione i talenti”. E l’Italia è in prima fila per internazionalizzare il sistema universitario: ne è l’esempio anche il programma “Invest your talent in Italy – ha ricordato De Luca - lanciato nei Paesi extra Ue come Asia e America Latina, dove le nostre imprese iniziano ad arrivare, e da dove sono arrivate già 600 candidature per venire nelle università italiane”. Vengono offerte “ogni anno circa 50 borse ma vorremmo ampliarle – ha sottolineato De Luca – offrendo esperienze anche nelle migliori imprese”: in questo modo si alimenta il “connubio tra sistema universitario e imprese”.

FARE RETE PER ESSERE PIU’ COMPETITIVI - Tornando al programma Fulbright, secondo De Luca è “l’esempio di come dall’idea di reciproca amicizia poi nasce anche l’interazione tra sistema universitario e di impresa”. Fare rete, quindi, l’unico modo per “conoscersi di più ed essere più competitivi nei mercati” conclude De Luca augurandosi che questa rete “diventi permanente e che rimanga anche oltre l’esperienza della borsa di studio”.

IL PROGRAMMA FULBRIGHT - Nato negli Stati Uniti nel 1946 su ispirazione del senatore John William Fulbright, il programma Fulbright opera in 160 nazioni del mondo offrendo borse di studio d’eccellenza a cittadini americani e cittadini stranieri per cogliere opportunità di studio, ricerca e insegnamento con l’obiettivo di accrescere la comprensione reciproca tra popoli di lingue e culture diverse. In questo senso, il programma Fulbright "è una delle più grandi esperienze di successo delle relazioni di amicizia accademica tra Italia e Stati Uniti" ha detto il sottosegretario agli Affari esteri, Vincenzo Amendola ricordando che "sono stati oltre 8000 i borsisti italiani e statunitensi in Italia da quando è partito". Un programma che rafforza l'amicizia tra Italia e Stati Uniti: “Un'amicizia fondata sulla cultura" ha sottolineato Amendola. Perché “la promozione culturale è prima di tutto connessione di esperienze e connessione con stimoli, nuovi linguaggi e letture del mondo - ha continuato il sottosegretario agli Esteri -: una vera ricchezza che rende le nostre democrazie più libere e forti rispetto ai rischi di chiusura totalitaria e che possono rendere il nostro mondo fedele ai valori a cui ci ispiriamo".

ITALIA-USA, UN’AMICIZIA STORICA - E davanti alle grandi e nuove sfide che abbiamo davanti “l'amicizia tra Italia e Stati Uniti, e la base culturale di questa amicizia, è la nostra rotta per affrontare nuove sfide in un mondo sempre più complicato” ha continuato Amendola. "Un'amicizia storica - la definisce Amendola - che ci permette di affrontare un mondo severo". Durante l’evento è stata sottolineata l’importanza che il ministero degli Esteri attribuisce all'internazionalizzazione del sistema universitario, all’attrazione di talenti stranieri e alla cooperazione universitaria, quale strumento di promozione della cultura italiana e più in generale del “Brand Italia”.

FULBRIGHT, UN’ECCELLENZA ITALIANA - Nei suoi 70 anni di vita, il programma Fulbright ha contribuito a formare e ad ampliare gli orizzonti scientifici e culturali di oltre 300mila borsisti, di cui 10mila tra italiani e americani in Italia. Molti ex borsisti hanno proseguito i loro percorsi di eccellenza ottenendo risultati degni di nota e raggiungendo traguardi straordinari, tra cui diversi premi Nobel, incarichi politici di alto rango e carriere di spicco in numerosi campi accademici e della società civile. Gli otto fulbrighter italiani e americani in Italia ad aver ricevuto il premio Nobel sono Roberto Giacconi, Carlo Rubbia, Kenneth Arrow, James Buchanan, Peter A. Diamond, Franco Modigliani, Emilio Segre e Oliver Williamson. Tra gli ex borsisti di spicco, per citarne solo alcuni, si ricordano Umbero Eco, il direttore d’orchestra Lorin Maazel, l’economista Irene Tinagli, gli ex presidenti del Consiglio Giuliano Amato e Lamberto Dini e lo scrittore e giornalista Gianni Riotta. “Il programma Fulbright ha cambiato mia vita – ha raccontato Riotta moderando l’evento alla Farnesina –; l’amicizia tra Europa e Stati Uniti non è in un momento facile, e questo programma, ideato dalla parte migliore degli Stati Uniti, è sempre stato importante ma in questi anni lo è ancora di più”. (Sip – 31 mag)

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