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direttore Paolo Pagliaro

Il calcio ci dice
come cambia l’Europa

Il calcio ci dice <br> come cambia l’Europa

di Paolo Pagliaro

(13 giugno 2016) Il primo giocatore di colore a indossare la maglia della nazionale francese fu nel 1971 il difensore Marius Tresor, che qualche anno dopo divenne anche capitano della squadra. Gli inglesi dovettero attendere il 1979, quando a Wembley contro la Cecoslovacchia esordì il difensore Viv Anderson, figlio di immigrati dalla Giamaica. Nella nazionale tedesca il tabù fu infranto nel 2001 dall’attaccante di origine ghanese Gerald Asamoah e nello stesso anno esordì con la maglia dell’Italia Fabio Liverani, la cui mamma somala aveva dovuto lasciare il suo paese per sfuggire alla guerra.

Furono loro i precursori della grande mescolanza con cui il calcio seppe anticipare il cambiamento che ora è sotto gli occhi di tutti nelle nostre scuole e città.

Ai campionati europei che si stanno disputando in questi giorni oltre un quarto dei calciatori sono immigrati, oriundi o figli di migranti. Li ha contati Francesco Zardo sul settimanale Internazionale. Metà dei giocatori francesi sono di nascita o famiglia africana, nel Portogallo solo dieci su 23 sono nati in patria da genitori portoghesi, la Svizzera ha appena nove autoctoni e lo spogliatoio è affollato di turchi, kosovari, bosniaci, congolesi, camerunensi. La Germania campione del mondo ieri, contro l’Ucraina, ha vinto grazie a un gol del difensore di origini albanesi Shkodran Mustafi, L’Austria, che vorrebbe alzare il muro al Brennero, schiera ungheresi, nigeriani, serbi e un bravo attaccante nato in Pakistan. E Zlatan Ibrahimovic, idolo svedese, ha padre bosniaco e madre croata. Stasera l’Italia dovrà vedersela con il Belgio, che ha una decina di giocatori con nascita o ascendenza africana, più Nainggolan, che gioca nella Roma e ha il papà indonesiano. Gli azzurri non sono favoriti, ma sperano nella buona stella di Stephan El Shaarawy, nato a Savona da padre egiziano.

(© 9Colonne - citare la fonte)