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direttore Paolo Pagliaro

Senza giustizia fiscale
non c’è giustizia sociale

Senza giustizia fiscale <BR> non c’è giustizia sociale

di Paolo Pagliaro

(14 settembre 2016) Le ultime analisi sulle dichiarazioni dei redditi 2015 dicono che ci sono 37 milioni di italiani che possono farsi assistere dal servizio sanitario nazionale solo perché alcuni loro concittadini - l’11% del totale – ne coprono i costi pagando oltre la metà dell’Irpef complessiva. Potrebbe sembrare solidarietà sociale ma in realtà si tratta di evasione fiscale.

Su 60 milioni di italiani, quelli che presentano la dichiarazione dei redditi sono 40 milioni, ma solo 30 dichiarano di aver guadagnato almeno un euro. Ben 28 milioni di contribuenti pagano in media un’imposta di circa 300 euro l’anno.

Se a questo si aggiunge che solo il 6% degli autonomi paga tasse sufficienti a coprire i costi del welfare, mentre il restante 94% è a carico di altri lavoratori, se ne deduce che il peso della stato sociale – a cominciare appunto da quello della sanità – alla fine grava sulle spalle di un’esigua minoranza di cittadini.

Le dimensioni dell’evasione Irpef sono tali – circa 100 miliardi l’anno, più 37 di evasione Iva - da suggerire rimedi estremi e all’apparenza stravaganti, come quello proposto ieri sul Sole 24 Ore dal tributarista ed ex parlamentare Vittorio Emanuele Falsitta, che vorrebbe trasformare una percentuale dell’imposta diretta in tassa sull’evasione fiscale, rendendo così palese e tangibile il collegamento tra la riduzione dell’evasione e la riduzione delle proprie imposte.

La slealtà fiscale si nasconde anche nelle pieghe dei bilanci di molte grandi aziende multinazionali, come dimostrano le istruttorie comunitarie sui profitti della Apple o la sentenza di Firenze contro i vertici della casa farmaceutica Menarini.

E tuttavia non si può dire che il contrasto all’evasione sia ai primi posti nell’agenda della politica, pur trattandosi di un tema cruciale perché senza giustizia fiscale non c’è giustizia sociale.

(© 9Colonne - citare la fonte)