Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Assange preferisce
il giornalista robot?

di Paolo Pagliaro

(26 settembre 2016) «Le menzogne pubblicate dalla stampa provocano le guerre. Credo che ogni giornalista sia responsabile di almeno 10 morti». Questa è l’opinione del creatore di Wikileaks Julian Assange, che l’ha espressa intervenendo al meeting dei 5 Stelle a Palermo. Lì ha trovato terreno fertile e consensi plebiscitari, perché i grillini, come risaputo, ritengono di essere in forte credito con il mondo dell’informazione.

Leoluca Orlando, sindaco della città che ieri ospitava il meeting dei 5 stelle, ha replicato ad Assange ricordando i nomi dei molti giornalisti uccisi da mafiosi e terroristi. Oggi sui quotidiani segue dibattito.

Nella disputa tra le ragioni della politica e quelle del giornalismo, una parola decisiva la dirà probabilmente il progresso tecnologico. Pare che lo scorso anno siano apparsi on line – anche su testate molto autorevoli - circa 1 miliardo di articoli scritti da robot, cioè da algoritmi e procedure automatiche. Si tratta prevalentemente di articoli finanziari o di sport, dove ci sono molti numeri e frasi relativamente stereotipate, come quelle dei banchieri e dei calciatori intervistati dopo la partita.

Ma ciò non toglie che il sistema funzioni e che ora stia per essere esportato anche in altri ambiti, a cominciare dalle cronache politiche.

Uno studio della rivista Journalism ha mostrato che gli articoli generati automaticamente sono percepiti dal pubblico come più credibili, anche se gli articoli umani sono preferiti.

Luca De Biase, che studia il fenomeno del giornalismo automatico, prevede che in futuro ai robot toccherà probabilmente il lavoro di precisione, di quantità e di velocità. Agli umani soprattutto il lavoro di trovare le domande giuste da porre ai dati. Almeno quelle potremmo lasciarle ai giornalisti.

(© 9Colonne - citare la fonte)