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Potenza della 'ndrangheta
e impotenza dello Stato

di Piero Innocenti

(26 settembre 2016) La mafia calabrese continua ad essere la vera "padrona" sullo scenario criminale italiano e internazionale e ciò nonostante le importanti inchieste giudiziarie e di polizia che hanno contraddistinto gli ultimi anni. La più recente è di questa estate quando il ROS dei carabinieri e la Procura Distrettuale di Reggio Calabria hanno fatto emergere quella "cupola politico-mafiosa" che controllava voti ed elezioni collocando "..progressivamente i propri affiliati all'interno di organi politici partendo inizialmente da quelli locali per poi passare a quelli regionali fino ad arrivare (...) agli organi centrali dello Stato".

Naturalmente, anche in questo programma, hanno giocato un ruolo di primo piano gran parte delle logge massoniche calabresi, indispensabili per fare "affari", gestire potere e contribuire a creare quella mimetizzazione particolarmente cara alla 'ndrangheta. Mimetizzazione che, andando a ritroso negli anni, insieme alla sbadataggine e alla sottovalutazione degli organi statali, le ha consentito uno straordinario consolidamento interno e internazionale. Se, infatti, andiamo a leggere una delle più vecchie relazioni della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), quella del secondo semestre del 1998 - ventidue pagine appena, incluse il frontespizio e l'indice - solo quarantacinque righe sono riservate alla 'ndrangheta alla quale si riconosce " vitalità (...) e il suo orientamento a rendere ancor più segreta la sua articolazione strutturale".

Già allora il commercio internazionale degli stupefacenti rappresentava l'attività preponderante dell'"azienda" grazie anche a collegamenti con criminali di diverse nazionalità. Il nord Italia era già territorio privilegiato per gli investimenti criminali. Appena due anni dopo, con la relazione del 2000, la DIA ( istituita nel 1991), finalmente dedica maggiore spazio (16 pagine) alla 'ndrangheta indicata come "cluster criminale di primaria importanza a dimensione transnazionale". Analisi e valutazioni più attente anche relativamente a insediamenti "ormai da tempo, in quasi tutte le regioni del centro e del nord Italia" e all'estero dove ha creato solide basi in Australia, Canada, Venezuela, Usa, Germania, Brasile, Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda, Belgio, Svizzera, Ungheria, Polonia, Romania, Turchia, Albania ( il continente africano era in fase di "studio"). Il narcotraffico è sempre l'ambito di maggiore interesse. Appaiono anche le prime notizie su sequestri preventivi di beni e confische ancorché di valori piuttosto modesti. Sequestri preventivi (ex legge 575/1965) e connessi ad attività giudiziarie che, tuttavia, nell'anno 2003, furono pari a zero, contrariamente a quanto si ottenne conto le altre mafie. Si arriva, così, dieci anni dopo, ad una criminalità organizzata calabrese che, nonostante "importanti successi" nell'azione di contrasto (in questo senso la relazione della DIA del 2011), si è rafforzata ulteriormente non solo nel territorio nazionale ma anche in alcuni paesi europei (Spagna, Olanda, Portogallo, Montenegro, Bulgaria) e americani (Usa, Messico e Colombia). Il mercato transnazionale degli stupefacenti resta centrale nelle attività della 'ndrangheta alla quale il rapporto DIA di quell'anno dedica 48 pagine, una vera "tesina di laurea" con la descrizione analitica delle singole articolazioni provinciali nel territorio calabrese, interessanti statistiche e l'elenco delle operazioni di polizia giudiziaria svolte. Eppure, nonostante i successi pure registrati delle forze di polizia e della magistratura, la 'ndrangheta "..conserva inalterata la sua complessiva pericolosità.." tanto da indurre Giuseppe Pignatone, allora Procuratore della Repubblica a Reggio Calabria ad affermare che "Possiamo arrestare migliaia di affiliati ma l'Italia non si libererà della 'ndrangheta se non cambiamo la società e la politica " (su Il Sole24ore del 23 agosto 2011).

E che gli arresti di appartenenti alla 'ndrangheta ci siano stati nel tempo lo confermano i dati complessivi (fonte DIA, settembre 2016) dal 1992 al 30 giugno 2016:2.678 persone (sul totale di 10.098 di cui 2.070 di Cosa Nostra, 3.076 della Camorra, 767 della criminalità pugliese e 1.507 di altre organizzazioni criminali). Interessanti anche i valori complessivi dei sequestri di beni nel alla 'ndrangheta nel periodo suddetto: oltre 2 miliardi e settecento milioni di euro di cui circa 2miliardi confiscati (sul totale di oltre 21 miliardi di euro sequestrati a tutte le mafie, di cui oltre 8miliardi confiscati). Nonostante ciò la 'ndrangheta continua la sua espansione nel mondo grazie alla sua unitarietà, affidabilità, alla disponibilità di professionisti ed operatori economici e del mondo della finanza e a quello che, la più recente relazione della DIA (2015 presentata al Parlamento a luglio scorso dal Ministro dell'Interno) ha indicato come "patrimonio identitario, ovvero su quella che in altri termini può essere definita la "grammatica 'ndranghetista" che appartiene a tutti gli affiliati". Interessanti ( e molto preoccupanti) le analisi fatte dalla DIA sui singoli territori calabresi, sulle straordinarie proiezioni internazionali, sulle evoluzioni in atto, sulla colonizzazione in moltissimi paesi, inclusa l'Africa. Quello che più preoccupa (dovrebbe preoccupare tutti, cittadini e istituzioni)è il punto chiaramente indicato a pagina 65 della relazione ( sono 39 le pagine riservate alla 'ndrangheta, 34 alla camorra, 45 a cosa nostra e 24 alla c.o. pugliese), laddove si mette in guardia sulla possibilità che la criminalità calabrese condizioni "..ulteriormente settori strategici del Paese, quali le politiche di rilancio industriale, la gestione dei finanziamenti pubblici, specie quelli destinati al Mezzogiorno, gli accordi di programma per gli investimenti sui poli commerciali e la filiera agroalimentare". Insomma, il pericolo, reale, di esercizio di uno straordinario potere criminale su settori rilevanti della nostra economia. Un Antistato che, anche grazie a politici mediocri e in molti casi disonesti, condiziona pesantemente lo Stato infiltrandosi nei settori più disparati, dagli appalti pubblici, all'edilizia, al trasporto merci, alle attività alberghiere, alla floricoltura, al commercio, ai rifiuti ecc... E' questo il più serio pericolo per la stabilità del nostro paese sempre più impotente sul piano strategico contro le mafie.

(© 9Colonne - citare la fonte)