di Paolo Pagliaro

(30 settembre 2016) Tra i miracoli attribuibili al referendum e alla campagna di proselitismo per il sì non c’è solo la riesumazione del ponte sullo stretto ma c’è anche il ritorno della concertazione, cioè di quel metodo di governo basato sul negoziato con le parti sociali che nell’era Renzi sembrava morto e sepolto.

Dalla rottamazione alla concertazione il passo non è stato breve, ci sono voluti quasi tre anni. Ma l’accordo sulle pensioni raggiunto il 28 settembre con i sindacati segna una svolta e rappresenta un successo sia per il governo che per Cgil, Cisl e Uil, tre acronimi rimossi nella narrazione della nuova era.

Qualcosa evidentemente sta cambiando anche negli umori del pubblico votante, se ieri Susanna Camusso ha potuto presentare a Montecitorio 1 milione e 200 mila firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per un nuovo Statuto che dia diritti e tutele a tutte le persone che lavorano, indipendentemente dal loro contratto.

Un atto solenne che fa seguito alle firme depositate in Cassazione, in questo caso 3 milioni e 300 mila, a sostegno dei referendum proposti dalla Cgil per abrogare l’ondata di voucher, per ripristinare il diritto al reintegro in caso di licenziamento illegittimo e per introdurre la responsabilità solidale negli appalti.

Il successo di queste iniziative segnala che in Italia sta tornando la voglia di sindacato.