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direttore Paolo Pagliaro

Una piccola tassa
in nome dell’equità

Una piccola tassa <br> in nome dell’equità

di Paolo Pagliaro

(11 ottobre 2016) Chi si aspettava che oggi avrebbe finalmente visto la luce l’imposta europea sulle transazioni finanziarie, è rimasto deluso. Dal Lussemburgo, dove erano riuniti i ministri dell’economia e delle finanze dell’Unione , non è venuto l’atteso via libera alla tassa che dovrebbe rastrellare risorse significative da utilizzare in primo luogo per iniziative pubbliche contro la povertà.

Secondo uno studio dell’istituto tedesco di ricerca economica, in Italia un’applicazione della tassa con aliquote dello 0,1% per le azioni e dello 0,01% per i derivati porterebbe nelle casse dello Stato dai tre ai sei miliardi annui.

La proposta della Commissione europea di adottare una tassa sulle transazioni finanziarie fu presentata nel 2011. Non andò in porto per l’opposizione di numerosi stati membri e delle lobby finanziarie. Ma un gruppo di dieci paesi, tra cui l’Italia allora guidata da Monti, decise di procedere comunque.

Oggi, al termine dell’Ecofin, il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan ha detto che ci sono alcuni dettagli da mettere a punto ma che un accordo potrà essere raggiunto entro la fine dell’anno. Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha aggiunto che la nuova tassa è attesa da molta gente. Vero. In Italia, ad esempio, secondo i dati della Caritas ci sono 4 milioni e 600 mila persone che vivono in miseria, il triplo rispetto a 10 anni fa. Per loro sono in arrivo una legge sul reddito di inclusione e il Piano nazionale contro la povertà, iniziative che hanno un alto valore politico e un altrettanto elevato costo economico. Che sarebbe meno gravoso se al sacrificio fosse chiamata a partecipare anche la speculazione finanziaria.

(© 9Colonne - citare la fonte)