Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Milano, la performance di Kounellis e Terzopoulos

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Milano, la performance di Kounellis e Terzopoulos

MILANO: LA PERFORMANCE DI KOUNELLIS E TERZOPOULOS

La Galleria Fumagalli di Milano presenta, fino al 20 dicembre, il video della performance teatrale di Jannis Kounellis e del regista Theodoros Terzopoulos, entrambi amici e collaboratori di Heiner Müller, tenutasi il 28 dicembre 2015 al Piccolo Teatro d’Europa, per il ventennale della scomparsa del drammaturgo e poeta tedesco, uno degli autori più significativi del teatro tedesco del dopoguerra. Il progetto di Kounellis e Terzopoulos si compone di un’installazione (scena e platea) realizzata da Kounellis e di una performance tratta dal Die Hamletmaschine scritto nel 1977 da Müller e diretta da Terzopoulos. Die Hamletmaschine (La macchina di Amleto), è un dramma postmoderno liberamente ispirato all’Amleto di Shakespeare. L’interprete di Amleto si ritrova morbosamente avvinghiato al suo personaggio, alle prese con le proprie passioni e i propri fantasmi. Kounellis ha pensato a un Amleto “con la schiena rivolta verso le rovine dell’Europa” per un’installazione allo stesso tempo personale e sociale, contro la corruzione e il potere. Per quest’inedita performance Terzopoulos ha scelto alcuni brani di Die Hamletmaschine che prendono forma attraverso la voce femminile dell’attrice Sofia Hill, la musica elettronica live di Panagiotis Velianitis e la voce maschile elaborata dal regista. (red) foto: LUCREZIA RODA

REGGIO EMILIA: ROVESTI, PITTORE CONTADINO 

La splendida Sala dei Giganti di Palazzo Bentivoglio a Gualtieri, accoglie, fino al 13 novembre, l’antologica dedicata a Bruno Rovesti (1907-1987), “pittore contadino celebre europeo”, uno degli esponenti più autentici della pittura naïf italiana. La rassegna presenta 60 dipinti in grado di ripercorrere l’intero iter creativo di Bruno Rovesti e si tiene in contemporanea con l’esposizione del primo nucleo di 63 opere del Museo Antonio Ligabue per consolidare l’immagine di Gualtieri come luogo privilegiato per la conoscenza dell’artista. La vicenda umana e artistica di Bruno Rovesti si lega a doppio filo sia con Gualtieri, paese dov’è nato e vissuto, sia con quella di Ligabue, che conobbe e frequentò, ancorché in certe sue prime dichiarazioni, successivamente da lui stesso confutate, lo ritenesse in un qualche modo suo ‘avversario’. La mostra analizza l’aspetto più autentico dell’arte naïf di Rovesti. Davanti ai suoi dipinti si respira la sincerità di un uomo che cerca di raccontare e comprendere quello che se ne sta intorno a lui, o che vede in qualche parte del mondo, dove si è recato o che ha visitato nell’immaginario, per conquistarsi una propria identità e una propria visione dell’umana esistenza.(red)

MONTECARLO: OMAGGIO ALLA COPPIA LORENZI SCOTTO

Montecarlo celebra Jean (1916-1989) e Danièle Lorenzi Scotto (1936) due personalità che hanno legato la loro vita alle vicende culturali e artistiche del Principato di Monaco nel secondo Novecento. Fino al 16 novembre, la Salle d’exposition ospita la mostra la mostra “Une rencontre”, che presenta oltre 200 opere, tra dipinti e disegni di Danièle, e un ricco corpus di grafiche, disegni e inchiostri di Jean, in grado di ripercorrere l’intera avventura umana e creativa dei due. La prima parte della mostra celebra proprio l’incanto di una città magica come Venezia che Jean e Danièle ritrarranno in una serie di disegni che illustreranno successivamente diversi carnet di viaggio. Un capitolo importante della mostra è dedicato all’incisione, tecnica che sperimentò e utilizzò negli ultimi anni della sua vita. Lavorò indifferentemente con il rame, lo zinco e il linoleum, ma è stato il plexiglas il supporto sul quale si è particolarmente esercitato e che lo ha portato a proporre temi mitologici e astrologici, sconfinando a volte nell’informale, senza dimenticare la poesia degli argomenti fantastici e illustrativi, racchiusi sotto il titolo di Capricci.

(red)

ROMA, GNAM: EVENTO PER RIALLESTIMENTO

Con l’apertura della grande mostra Time is Out of Joint, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea scrive un nuovo capitolo della sua storia portando a compimento l’ampio processo di trasformazione, riorganizzazione e riallestimento – iniziato con la mostra The Lasting. L’intervallo e la durata il 21 giugno 2016 – con la restituzione al pubblico di spazi completamente rinnovati e con la profonda rilettura delle sue collezioni. Sostenuta dall’autonomia speciale della riforma del Mibact, la Galleria Nazionale si propone come luogo di scoperta, aperto alla ricerca e alla contemplazione, e spazio di riflessione sui linguaggi, sulle pratiche espositive e sul ruolo del museo contemporaneo. Time is Out of Joint, aperta al pubblico da domani, è un progetto di Cristiana Collu, in collaborazione con Saretto Cincinelli e il Collegio tecnico scientifico della Galleria Nazionale e conta circa 500 opere, compresi i prestiti esterni provenienti da musei pubblici e collezioni private, e circa 170 artisti. L’esposizione, il cui titolo cita i versi dell’Amleto di William Shakespeare “The time is out of joint”, sonda l’elasticità del concetto di tempo, un tempo non lineare, ma stratificato, che sembra porre in atto il dilemma dello storico dell’arte Hans Belting “la fine della storia dell’arte o la libertà dell’arte”.   (red)

CHIETI: IL MUSEO DELLE CARTOLINE D’AMORE

Il Museo della Lettera d’amore di Torrevecchia Teatina, unico nel suo genere, propone una mostra di cartoline d’amore d’epoca, appartenute al collezionista Renato D’Amario e donate dalla moglie Maria Pia all’associazione AbruzziAmoci. Si tratta di circa 160 cartoline d’amore di diverse epoche, a partire dai primi del Novecento e poco oltre. Le cartoline d’amore conobbero una diffusione vastissima a partire dagli anni ‘30, giungevano infatti al destinatario, uomo o donna che fosse, dentro una busta chiusa per evitare ogni compromissione o imbarazzo. Si svilupparono soprattutto come messaggi privati tra amanti segreti o ostacolati, il messaggio d'amore doveva rimanere segreto, perciò la trasmissione avveniva di nascosto, mettendo in modo particolare il francobollo o addirittura scrivendo sotto di esso. Per l’epoca erano considerate “ardite”, anzi, abbastanza scandalose, ma di sicuro effetto. Il bacio con relativa posa, uno sguardo “assassino”, gesti di desiderio appena appena accennati, ma chiarissimi e allusivi, tutto era proibito e considerato "audace". Durante la prima guerra mondiale, era d'uso che i soldati al fronte si facessero fotografare in divisa, poi affrancavano il loro ritratto, e con qualche pensiero d' amore lo spedivano alla fidanzata. Qualche collezionista sostiene che la cartolina d'amore, sia la discendente povera di quei bigliettini che nel Settecento i nobili inglesi, francesi e italiani si scambiavano tra di loro come gioco di società, con sopra frasi d' augurio, motti scherzosi, proverbi, versi leggermente osé, impreziositi da ghirigori e allegorie. Le cartoline d'amore percorrono così tutto il Novecento, con la loro grafica, spesso ritoccata e ricolorata da mani esperte, con le frasi vergate a mano sul retro, che ricordano nelle parole l'eco di D'Annunzio e l'impertinenza delle poesie di Gozzano. Negli Anni Sessanta Cesare Marchi sulla “Domenica del Corriere” si chiede: “I giovani d’oggi scrivono lettere d’amore? L’epistolografia amorosa, genere letterario fiorentissimo nei tempi andati, sta davvero morendo?” E commenta: “Oggi non si scrive quasi più, si telefona”. E oggi che ci si dichiara e ci si lascia con un semplice sms? (red)

(© 9Colonne - citare la fonte)