Rischia di spaccare l’Unesco, e perfino di irrigidire i rapporti tra Oriente e Occidente, la risoluzione sui luoghi santi di Gerusalemme Est approvata dall’organizzazione delle Nazioni Uniti per l’educazione, la scienza e la cultura: una mozione presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan allo scopo di preservare il patrimonio culturale palestinese, che nega l’associazione automatica tra l’ebraismo e i luoghi sacri di Gerusalemme e che ha suscitato le proteste non solo di Israele, ma praticamente di tutto l’Occidente. Italia compresa: secondo il premier Matteo Renzi “sostenere che Gerusalemme e l'ebraismo non hanno una relazione è incomprensibile, inaccettabile e sbagliato, come sostenere che al sole c'è il buio". L’Italia in effetti, nel voto sulla risoluzione si è astenuta, anche se per il premier non basta: di fronte a quelli che considera come “attacchi a Israele” bisogna reagire, e presto incontrerà i diplomatici italiani di stanza all’Unesco. Nel frattempo l’Unione delle comunità ebraiche italiane si è rivolta anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con una lettera aperta pubblicata sul quotidiano La Stampa, contestando da parte sua l’astensione italiana: "Gli ebrei italiani, e con loro tutti i cittadini che si riconoscono nel primario valore che è la verità vissuta, che agiscono in buona fede e trasparenza, che credono e accordano la loro fiducia alle massime istituzioni democratiche, sono sconcertati e feriti dal comportamento tenuto in questo mese di ottobre dalla rappresentanza diplomatica italiana all'Unesco". La risoluzione Unesco parla già nel titolo di “Palestina occupata”, di Israele come "potere occupante", e stigmatizza "le restrizioni imposte da Israele all'accesso ai luoghi sacri”. (21 ott - Red)
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