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Marino (Pd): ricomporre fratture e ricostruire il partito

Marino (Pd): ricomporre fratture e ricostruire il partito

La lunga notte del Referendum costituzionale è terminata: stravince il No in Italia ma non all’estero, dove al contrario è il Sì a farla da padrone assoluto, con il 64,7% delle preferenze (contro il 35,3% del No). Fuori i confini nazionali, a favore della riforma sono andati 722.672 voti mentre il No si è fermato a 394.253. Nel day after, tra crisi di governo e probabili scenari futuri, abbiamo fatto alcune domande a Eugenio Marino, Responsabile nazionale PD per gli italiani nel mondo.

All’estero ha vinto il Sì con circa il 64% delle preferenze: un risultato opposto a quello nazionale. Come possiamo interpretarlo?

«Un’analisi più accurata sarà possibile solo nei prossimi giorni, ma secondo me hanno giocato due fattori: il primo è che all’estero il Pd è riuscito a rimanere molto più unito e a ritrovarsi quasi interamente sul Sì. Il Gruppo dirigente in tutto il mondo, soprattutto dopo la scelta unitaria di Cuperlo, è confluito sul Sì. Il secondo fattore è che all’estero ha pesato maggiormente l’analisi del contesto. All’estero si avverte di più il clima internazionale e ognuno dei nostri connazionali ha pensato maggiormente alla tenuta della sinistra e del Governo in un contesto in cui, in tutto il mondo, si assiste all’avanzata dei populismi. Questo pericolo è stato sentito fin da subito dai nostri connazionali che hanno ragionato sul fatto che un No avrebbe favorito la Destra e soprattutto Grillo. Questo governo si stava battendo con forza contro l’austerity, per un’Europa più politica e con una corretta politica sui migranti: indebolirlo avrebbe significato minare queste politiche».

Come si è svolto lo spoglio dei voti esteri? Le polemiche si sono placate?

«Ero presente questa notte a Castelnuovo di Porto per lo spoglio e non ho sentito denunce da parte di nessuno. Da quello che ho visto, non ci sono elementi per dire che ci sono stati brogli. Il sistema ha funzionato con le difficoltà di sempre, ma che a ogni tornata diminuiscono, nonostante il clamore dei media. Si è ridotto al minimo il numero degli indirizzi sbagliati grazie a un allineamento maggiore dell’Aire. Si è ridotto al minimo il numero delle schede non consegnate e quello di chi ha richiesto il duplicato. Un segno che non c’è stata nessuna irregolarità. Chi parla di brogli lo fa o per utilizzare strumentalmente la situazione o perché non conosce il sistema di voto all’estero. C’è però un terzo motivo, più sottile degli altri due, ed è quello che muove da un obiettivo preciso: abolire la presenza della circoscrizione estero in Parlamento».

Come ha reagito al risultato la comunità italiana all’estero?

«C’è un atteggiamento contraddittorio. Per un verso, c’è un certo entusiasmo per il risultato del voto estero, che si è espresso con forza a favore del Sì e che ha visto il consolidamento del Pd e della sinistra. Dall’altro verso, però, c’è l’amarezza e il dispiacere per il risultato deludente in patria e la situazione di incertezza che esso ha determinato e che desta preoccupazione».

La vittoria del Sì all’estero è anche un successo della campagna elettorale del Partito…

«Il Comitato Basta un Sì e il Pd si sono spesi da subito nella campagna elettorale. I nostri parlamentari e i circoli hanno portato avanti quotidianamente iniziative sul territorio ovunque: non c’è stata città all’estero dove non ci siano state iniziative per il Sì, anche con la partecipazione di alcuni ministri italiani».

Ci si aspettava un’affluenza maggiore all’estero. Cosa ne pensa?

«Io sinceramente mi aspettavo un’affluenza del 30-32% circa, non di più. Nelle settimane e giorni scorsi si parlava di percentuali alte, ma per come conosco il territorio, mi sono detto scettico (da ultimo con Giovanna Casadio di La Repubblica) e ho spiegato che quei dati che circolavano erano troppo ottimistici».

Il premier ha lasciato l’incarico ed è in corso una crisi di governo. Cosa ci dobbiamo aspettare?

«Gli scenari che si possono aprire sono diversi, sia a livello parlamentare che nel Partito. Aspettiamo la Direzione, ma quello che mi auguro è che in questo momento, sia a Sinistra che in Parlamento, si vada verso una maggiore responsabilità di tutti per ricomporre le fratture che si sono acuite durante la campagna elettorale. Si dovrà ricostruire un Pd e un centrosinistra guardando all’interesse comune. Spero che non vivremo una fase di ulteriore divisione, noi abbiamo lavorato per evitare fratture e ridurre le distanze. C’è bisogno di unità, in questo momento ancora di più, perché ci ritroveremo sull’onda di questo No, tra l’avanzata della destra di Salvini e quella di Grillo che si stanno, giustamente, intestando la vittoria. E questo, se permette, mi fa molto male perché io non ce la faccio proprio a gioire della sconfitta del mio Partito e del Governo guidato dal mio partito, nonostante i tanti, troppi, errori del mio Segretario». (Red – 5 dic)

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