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PISAPIA: PRONTO A UNIRE LA SINISTRA

"Questo è il momento della verità. I cittadini vogliono che ci sia un Parlamento che garantisca la governabilità, dove le mediazioni avvengano tra forze politiche che si riconoscono negli stessi valori e negli stessi principi. Oggi non è così, perché siamo in uno stato di necessità e non c'è una maggioranza alternativa a questa. Però le elezioni sarebbero, per il Pd, il momento decisivo per le sue scelte. Renzi dovrebbe scegliere se guardare a un'alleanza a sinistra, formando un centrosinistra, o un'alleanza con il Nuovo Centro Destra che trasformerebbe il Pd in un partito geneticamente modificato”. Lo afferma Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, in una intervista a Repubblica nella quale si dice pronto a tornare in pista raccogliendo l'eredità dei "sindaci arancione". E indica anche il nome del nuovo soggetto politico sotto il quale riunire il popolo di sinistra e disponibile a un'alleanza leale con Renzi: “Il popolo del Pd, io lo conosco bene, non accetterebbe mai la seconda soluzione. Quindi serve un'alleanza aperta, diamole un nome: Campo Progressista, che riunisca le forze di sinistra in grado di assumersi una responsabilità di governo. Non per motivi di potere ma per fare le cose di sinistra. Intendiamoci: anche questo governo ha fatto cose di sinistra, penso alle unioni civili, ma ha dovuto fare anche altre cose che nascevano dalla necessità di arrivare a un compromesso con un partito di centro-destra. Questo non va più bene”. Ma, aggiunge, occorre mettere dei “paletti ben precisi: nessuna alleanza con le forze di centro-destra o con quelle persone che non hanno la credibilità o l'affidabilità necessarie, anche se i loro voti oggi sono diventati indispensabili in Parlamento”. Ricorda quindi che “il 18 dicembre a Roma si incontrerà tutta quella parte della sinistra che ritiene che il Partito democratico non possa che essere suo alleato, e voglia collaborare lealmente in un'ottica di centrosinistra assumendosi le sue responsabilità. Il giorno dopo ci vedremo a Bologna, dove sarà presente anche il sindaco di Bologna, Merola, e Gianni Cuperlo, che sono del Pd, ma anche io e il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, che non siamo del Pd. Chiaramente sarà fondamentale vedere cosa deciderà la Direzione del Pd. Ma questo è il momento della scelta”. E Sel? E Sinistra Italiana? “Noi ci rivolgiamo alle forze organizzate a livello locale. Poi l'appuntamento di Roma è organizzato da una parte della sinistra che viene da Sel e da Sinistra Italiana. Non verranno quelli che ritengono il Pd un partito geneticamente modificato e non ritengono possibile nessuna alleanza. Io rispetto la loro posizione, ma noi vogliamo dare voce alla grande richiesta di unità del centrosinistra che ho sentito girando per l'Italia”. E ribadisce: “Penso che ormai non si possa più andare avanti così. Forse febbraio è troppo presto, ma è ora che si vada a elezioni. Ed è indispensabile che non ci si vada con queste leggi elettorali. È del tutto evidente che ci sono alcuni punti dell'Italicum su cui la Corte costituzionale indirettamente si è già pronunciata, e vanno modificati. E poi non si può andare a votare con due leggi elettorali diverse per Camera e Senato, che quasi sempre producono due maggioranze diverse. Io credo che il Paese abbia bisogno di una legge elettorale che sia più democratica e permetta agli elettori di scegliere i propri parlamentari, con un premio di maggioranza che garantisca la governabilità senza essere eccessivo come è nell'Italicum. E non c'è dubbio che l'unico modo per superare il problema sia quello di assegnare il premio di maggioranza non al singolo partito ma alla coalizione vincente”. E avverte: “Il 40 per cento del Si contiene voti di centro-destra che certo non sarebbero disponibili per un'alleanza di centro-sinistra. Mentre nel 60 per cento del No ci sono tanti voti di elettori di sinistra che invocano l'unità del centrosinistra, e sono pronti a votare una coalizione che abbia questo segno". (7 Dic - Red)

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