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Libri, alla Dante “La Repubblica degli italiani” di A. Giovagnoli

Libri, alla Dante “La Repubblica  degli italiani” di A. Giovagnoli

Dalla fase della "democrazia consensuale", lascito della fine del fascismo e della sconfitta bellica e animata da un fortissimo slancio ricostruttivo, a una seconda Repubblica segnata da una personalizzazione della politica, da leadership sempre più divisive e naufragata nel 2011 davanti alle pressioni europee. Il tutto passando, a partire dagli anni Settanta, per la degenerazione della prima Repubblica in un sistema di consociativismo collusivo sfociato nella rivolta morale di Tangentopoli. Questa è stata, fino ai giorni nostri "La Repubblica degli italiani. 1946-2016" ripercorsa nelle pagine del volume omonimo di Agostino Giovagnoli (Laterza Editore) presentato nella sede della Società Dante Alighieri a Roma. Un volume che ribalta il motto storico del "abbiamo fatto l'Italia, ora non resta che fare gli italiani" stabilendo che invece sono gli italiani che fanno l'Italia, e che in questo i partiti hanno fatto il grosso del lavoro, almeno fino alla loro disgregazione. O almeno fino a quando, come dice lo storico Andrea Graziosi "non abbiamo perso quella politica alta che ora non c'è più: oggi abbiamo un problema di elites. Ma è stata davvero la Repubblica degli italiani, più ancora che dei partiti nonostante il loro ruolo". Fino alla crisi attuale "che non è finita perché non si riesce a far smettere le persone di guardare al passato".

VINCOLI IDEOLOGICI E VINCOLI ECONOMICI - Un passato in cui il concetto di "Partito della Nazione" già esisteva, introdotto nientemeno che da Alcide De Gasperi, ed esistevano anche quei condizionamenti internazionali per i quali ora si contesta l'Europa, "solo che quelli di oggi sono vincoli economici mentre quelli di ieri erano vincoli ideologici" dice Andrea Riccardi, riferendosi alle contrapposizioni mondiali della guerra fredda, che solo il 1989 scardina "significando la fine dell'idea di rivoluzione e anche della paura della rivoluzione, che è il motivo per cui Berlusconi ha continuato a parlare di comunisti anche quando i comunisti non c'erano più: per fare una politica di destra serve la paura della rivoluzione". Oggi invece, attraversiamo una fase che deve ancora svilupparsi, dice l'autore, con il Movimento 5 Stelle che è la risposta a una politica emotiva guidata dai social network.

PRODI: RICOMPORRE I TASSELLI DELLA SOCIETA’ - Il problema, conferma l'ex premier Romano Prodi, "è che oggi alla maggior parte della gente e della politica la storia non interessa. Ma la prima repubblica non è ricostruibile, c'era dietro una sociologia, una voglia di ricostruzione. E c'era un dibattito politico che era sì d'élite, ma anche molto diffuso, c'erano molte riviste. Oggi invece non c'è più niente, c'è una totale frammentazione della società italiana" e il compito della politica è quello di "ricomporre questi tasselli. È per questo -aggiunge Prodi virando sull'attualità - che io mi oriento per un collegio il più piccolo possibile. Ma bisogna stare attenti, perché una legge elettorale dovrebbe essere per sempre”. (Sis – 27 gen)

(© 9Colonne - citare la fonte)