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Europa di serie A
Ma l’Italia ci sarà?

di Paolo Pagliaro

(6 febbraio 2017) Rompendo un tabù, Angela Merkel ha parlato apertamente di una Unione europea a due velocità, un modo per segnalare che la Germania non crede più che l'Europa a 27 possa funzionare. Non è ben chiaro quali sono i paesi che dovrebbero far parte del nucleo centrale della nuova Europa, che ieri Eugenio Scalfari ha descritto così: “più coesa e in grado di marciare verso un’economia dinamica, in costante aumento di produttività, di scambi, di piena occupazione, di propensione verso un potere federale con organi politici appropriati”. Ma è chiaro che per esserci l’Italia dovrà darsi da fare.

Oggi il Sole 24 Ore pubblica un’inchiesta sullo stato di salute dell’economia continentale da cui risulta che l’Europa a più velocità c’è già. La Germania migliora in sette indicatori su dieci e si mette in luce per i dati sul mercato del lavoro. Nella patria dei mini-jobs lo scorso dicembre i disoccupati sono calati al 3,9% e per la prima volta nell’intero 2016 sono diminuiti sotto la soglia del 6%, raggiungendo il livello più basso dalla riunificazione. Cresce senza sosta il surplus commerciale, che supera nuovamente quello della Cina e ha provocato un duro scontro con l’amministrazione Trump. In Olanda il Pil batte quello tedesco, gli indici di fiducia sono in recupero, mentre il Paese spicca tra i big per la crescita più sostenuta delle vendite al dettaglio e della spesa per i consumi. La Francia è ingessata con qualche spiraglio che arriva dalla fiducia dei consumatori al livello più alto dal 2007 e da quella delle imprese, ai massimi dal 2011. La vera sorpresa è la Spagna, che anche nel 2016 è cresciuta del 3,2%, il triplo della Francia e dell’Italia che tra i grandi paesi europei è quello più in difficoltà.

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