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direttore Paolo Pagliaro

Ma non era meglio
un mazzo di fiori?

di Paolo Pagliaro

(8 febbraio 2017) Pare che all’Ania, associazione degli assicuratori, siano felici per l’inattesa e gratuita pubblicità che la vicenda Raggi-Romeo ha procurato al settore delle polizze vita. Mai come in questi giorni si è discusso di coperture assicurative, capitale iniziale, premi, contraenti e beneficiari. L’umore generale è che le polizze siano alla fine un affarone per tutti. Soprattutto per le compagnie, che a un certo punto incamerano il capitale se il beneficiario di una polizza non sa di esserlo e non si presenta dunque a riscuotere dopo che il contraente è passato a miglior vita.

Sugli aspetti tecnici della vicenda Raggi-Romeo è in corso on line un dibattito molto qualificato. Il blog Noisefroamerika, animato prevalentemente da ecomomisti italiani che lavorano negli Stati Uniti, ospita una ventina di interventi. La discussione verte sulla possibilità che Virginia Raggi non fosse a conoscenza della sua designazione quale beneficiaria della polizza. C’è chi dice che triplicare lo stipendio ad un dipendente comunale è una notizia da prima pagina. Promuovere il fratello di un collaboratore è un’altra notizia da prima pagina. Ma essere gli ignari beneficiari di una polizza assicurativa sulla vita non è una notizia. Scrive un manager che vive a Londra: “Discutendone in passato con assicuratori, mi hanno sempre confermato che era cosa buona e giusta mantenere i beneficiari ignari”. C’è però chi obietta che la normativa antiriciclaggio prevede l’obbligo di identificare il beneficiario e che l’identificazione deve avvenire alla presenza di quest’ultimo.

Su un altro sito, inpiu.net, si è calcolato che una polizza temporanea caso morte dell’importo di 30mila euro, come quella stipulata da Romeo per Raggi, ha un premio annuo inferiore ai 100 euro. Più o meno come un mazzo di fiori, con consegna compresa nel prezzo.

(© 9Colonne - citare la fonte)