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PD, RENZI: ASSURDA PAURA DI DEMOCRAZIA

“Mi domando come sia possibile fare una scissione sulla data di convocazione del congresso e non sulle idee. Ma non è la prima volta che alcuni compagni di partito cercano ogni pretesto per alimentare tensioni interne. E io non voglio dare alcun pretesto, davvero. Voglio togliere ogni alibi. E anche se il grido “congresso o scissione” sembra un ricatto morale, accettiamo di nuovo il congresso dicendoci: ragazzi, dobbiamo essere responsabili”. Lo scrive il segretario del Pd Matteo Renzi nella sua enews, spiegando che “chiarito che noi “ragazzi, dobbiamo essere responsabili”, dobbiamo anche dire che se uno ha idee diverse, ha il dovere di proporle. E in un partito democratico il congresso (con primarie) non è una parolaccia, ma il luogo in cui decidono gli iscritti e i simpatizzanti. Tante volte siamo stati accusati di essere autoreferenziali. Bene, tiriamo fuori le proposte e confrontiamoci con la nostra gente. Vinca il migliore. E chiunque vinca, tutti a dare una mano” . Renzi conclude che “il verbo del congresso e delle primarie non è “Andatevene!” ma “Venite!”, portate idee, portate sogni, portate critiche. Venite, partecipate. È inspiegabile far parte di un partito che si chiama democratico e aver paura della democrazia”.

I TRE LEADER DELLA MINORANZA DEM Ma la replica dei tre leader della minoranza dem non si lascia attendere. "L'ultima Direzione nazionale del Partito Democratico è stata animata da un dibattito ricco e plurale – spiegano infatti Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza – Le conclusioni del segretario non hanno rappresentato questa ricchezza di posizioni e visioni, e hanno sancitola trasformazione del Partito Democratico nel Partito di Renzi, un partito personale e leaderistico che stravolge l'impianto identitario del PD e il suo pluralismo. Abbiamo chiesto un impegno preciso: il sostegno al governo sino alla sua scadenza naturale, un congresso senza forzature e preceduto da una conferenza programmatica nella quale ritrovare l'unità, ma siamo stati inascoltati”.

(15 feb - Sis)

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