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direttore Paolo Pagliaro

PAPA: UNIVERSITÀ DIALOGO NELLE DIFFERENZE

PAPA: UNIVERSITÀ DIALOGO NELLE DIFFERENZE

“Il nostro mare, il ‘mare nostrum’, oggi è un cimitero. Pensiamolo quando stiamo da soli, come se fosse una preghiera”: così Papa Francesco in visita all’Università di Roma Tre, in occasione dei 25 anni dell’Ateneo romano. Il tema dei migranti è centrale nel discorso del Pontefice, in un luogo come l’Università che deve dar spazio a un “dialogo nelle differenze”. “I migranti portano una cultura, una cultura che è ricchezza, per noi – spiega il Papa -. Ma anche loro devono ricevere la nostra cultura e fare uno scambio di culture. Rispetto. E questo toglie la paura”.

 

 

VIOLENZA. Su invito di una studentessa Papa Francesco ha riflettuto sul tema della violenza, “un processo che ci fa ogni volta più anonimi: ti toglie il nome. Anonimi gli uni verso gli altri. Ti toglie il nome e i nostri rapporti sono un po’ senza nome: ‘sì, è una persona quella che ho davanti, con un nome, ma io ti saluto come se tu fossi una cosa'. Ma questo che noi vediamo qui, cresce, cresce, cresce e diviene la violenza mondiale. Nessuno, oggi, può negare che stiamo in guerra, e questa è una terza guerra mondiale a pezzetti, ma c’è. Bisogna abbassare un po’ il tono e bisogna parlare meno e ascoltare di più”. In un mondo in cui, nota Francesco, anche “la politica si è abbassata tanto”, perdendo il “senso della costruzione sociale, della convivenza sociale”, la prima medicina contro ogni violenza diventa quella del cuore “che sa ricevere”, in un dialogo che “avvicina”, nell’ascolto dell’altro: “La pazienza del dialogo. E dove non c’è dialogo, c’è violenza - afferma il Papa -. Ho parlato di guerra: è vero, stiamo in guerra. È vero. Ma le guerre non incominciano là: incominciano nel tuo cuore, nel nostro cuore. Quando io non sono capace di aprirmi agli altri, di rispettare gli altri, di parlare con gli altri, di dialogare con gli altri: lì incomincia la guerra”. L’invito del Pontefice è poi quello a “cercare sempre l’unità”, concetto “totalmente” diverso dall’uniformità. Per essere tale, afferma, “si fa con la diversità”, perché il pericolo di oggi - a livello mondiale - è concepire “una globalizzazione nella uniformità”. “C’è una globalizzazione poliedrica, c’è un’unità, ma ogni persona, ogni razza, ogni paese, ogni cultura sempre conserva la sua identità propria – afferma Francesco -. E questa è l’unità nella diversità che la globalizzazione deve cercare”.

 

 

ECONOMIA LIQUIDA. Nel suo discorso, Bergoglio cita Bauman e il suo concetto di “modernità liquida”: un “dramma”, quello della “liquidità”, che caratterizza pure l’economia, che non produce più “lavoro concreto” per i nostri giovani: “Questa liquidità dell’economia toglie la concretezza del lavoro e toglie la cultura del lavoro perché non si può lavorare, i giovani non sanno cosa fare”. Vengono sfruttati, cadono nelle dipendenze, vengono portati al suicidio o – osserva ancora Francesco – ad arruolarsi “in un esercito terrorista”. Serve, ripete, concretezza anche nell’economia, nel mondo come in Europa. Quel continente, spiega, che è stato caratterizzato nella sua storia “da invasioni, migrazioni”: è stato fatto “artigianalmente”. Ed oggi invece teme di perdere la propria “identità” se “viene gente di altra cultura”. Le migrazioni, ribadisce il Papa, “non sono un pericolo”, ma “una sfida per crescere”. (Red – 17 feb)

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