(8 marzo 2017) Gian Lorenzo Bernini non ha una sua collocazione fissa all’interno della storia dell’arte moderna, che, partendo dalla rivoluzione del Caravaggio, attraverso Velázquez, Goya e Manet, approda sino agli Impressionisti e alle avanguardie. L’artista del Seicento più ricco e potente, rappresentato da alcuni critici come un “dittatore artistico”, con le sue relazioni quasi simbiotiche con il Vaticano, i Papi e i Gesuiti sembrerebbe non poter prendere parte a questa storia di libertà. Dopo oltre vent’anni di ricerche, Tomaso Montanari può invece affermare il contrario… “La libertà di Bernini. La sovranità dell'artista e le regole del potere” è il titolo del libro dello studioso (Einaudi), che terrà una conferenza giovedì 16 marzo (ore 18.30) presso l’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera. Modera Gabriella Cianciolo Cosentino. Secondo Montanari, a modo suo Bernini ha seguito le orme del Caravaggio con tutti i suoi conflitti. Sacrificando una parte del suo successo, l’artista ha potuto salvaguardare la sovranità e l’indipendenza della sua arte. Proprio in virtù di tali tensioni, le opere di Bernini appaiono a noi, oggi, così vive e attuali. Poiché Bernini poté liberarsi di molte regole, le sue mani e la sua testa divennero l’unica misura della sua creatività, il suo atelier divenne il laboratorio della creazione e il teatro della libertà. Com’è possibile, tuttavia, affermare tale teoria? Nelle biografie “ufficiali” di Bernini emergono discrepanze che Montanari scandaglia in maniera sistematica, per approdare ad una nuova chiave interpretativa. Con i suoi documentari, cercando di mettere a fuoco un Bernini più complesso e poliedrico, Montanari propone i risultati della sua ricerca non soltanto ai critici d’arte, ma a tutti i potenziali interessati, poiché la storia dell’arte è troppo importante per essere lasciata soltanto agli storici. (Red)
SCHEDA / L’IIC
La fondazione dell'Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera risale all’anno 1955; il terreno era quello della “Casa degl’Italiani”, la quale era stata costruita verso fine degli anni trenta prevalentemente grazie ai contributi degli importatori italiani di frutta e verdura che vivevano attorno ai mercati centrali. Infatti l’Istituto Italiano di Cultura è ubicato tra i mercati centrali e la Theresienwiese. Probabilmente distrutta durante la guerra la palazzina è stata riconstruita con fondi del Governo Italiano tra gli anni 1954/1955.
(© 9Colonne - citare la fonte)