Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Pezzini rilegge
l'Asino d'Oro
di Apuleio

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

 Pezzini rilegge <br> l'Asino d'Oro <br> di Apuleio

PEZZINI RILEGGE L'ASINO D'ORO DI APULEIO

“L'Asino d'oro” di Apuleio è l’unico romanzo latino integralmente sopravvissuto, anche grazie all’intervento di Boccaccio (che l’amava) e di Boiardo (che lo tradusse). Ma la definizione non è certamente esaustiva: in primis perché allora la forma romanzo era poco frequentata (per esempio non esiste un termine unico né in greco né in latino) e in secundis perché il famoso testo di Apuleio ha una duplice natura. Da un lato fiaba milesia, ovvero racconto leggero dedicato a chi si vuol divertire, come lo stesso istrionico narratore dichiara in apertura, mentre dall’altro è infarcito di simboli e dedicato agli appassionati del culto di Iside e Osiride. In “L'importanza di essere Lucio. Eros, magia & mistero ne L'Asino d'oro di Apuleio” (Collana Odoya Library), Franco Pezzini, brillante interprete dell’immaginario gotico e fantastico (per Odoya ha pubblicato “Victoriana. Maschere e miti, demoni e dèi dell’età vittoriana”) ci conduce per mano all’interno della gustosa e misteriosa opera di Apuleio. Una rilettura di questo grande classico in versione pop, affrontabile da tutti, ma che non deluderà l’antichista scafato, completa di box di approfondimento (per esempio Pinocchio L’Asino d’oro o Streghe e sesso), di immagini evocative e bozzetti disegnati dall'autore. Il "romanzo" si presta a questa operazione (il prossimo libro di questa sotto-collana, sempre a firma del Pezzini sarà sul Satyricon di Petronio Arbitro), perché è “una storia che si è tentati di collocare tra Fellini e David Lynch, tessuta d’ironia e orrore onirico, avventura, raffinato erotismo, fantasie disturbanti; una storia dal sentore – ha detto Flaubert  d’incenso e di orina, dove un labirinto di vicende buffe o paurose, bizzarre o imbarazzanti finisce col condurre a uno strano finale di rinnovamento interiore”. La prerogativa del protagonista (che conserva qualche caratteristica autobiografica di Apuleio) è la curiosità, vero e proprio motore della vicenda.  A causa di questo sentimento “troppo umano” si addentra nella temibile Tessaglia, terra di streghe. La cosiddetta “terra delle madri” lo accoglie con una serie di vicende che lo avvicineranno vieppiù alle pratiche magiche e misteriche. Situazioni oniriche e (auto) illusioni culleranno il curioso Lucio verso un destino quasi ineluttabile. Quando la servetta con cui ha una tresca gli farà finalmente sbirciare la focosa padrona Panfile trasformarsi in gufo, grazie a un unguento spalmato “dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli”, il desiderio del protagonista sarà quello di eguagliare la prodezza della strega, venendo così trasformato in asino. Se questo “oggetto letterario non identificato” (per dirla, come fa Pezzini, con i Wu Ming) non ci è giunto con il suo titolo originario (peraltro come parte di un’opera che comprendeva anche altro) è probabilmente per non confonderlo con l’omonimo di Ovidio: L’Asino d’oro è Metamorphoseon libri XI.  E di cambiamenti ce ne saranno svariati nel corso della trama. Infatti il povero ciuco verrà messo a dura prova dalla Fortuna, che lo allontanerà da quelle rose che, se mangiate, lo farebbero tornare umano. Tramite vicende definibili “pulp” la Dea (Iside) concederà a Lucio non solo di tornare umano, ma anche la vera e propria iniziazione al culto. Il cuore della vicenda è infatti una pletora di situazioni di sesso e violenza. Lo sventurato avrà addirittura a che fare con un fantasma e una nobildonna si congiungerà avidamente con il protagonista asinificato, scena poi prontamente ripresa da Milo Manara in uno dei suoi famosi albi. Si noti inoltre che l’opera va riscoperta anche per una serie “racconti nel racconto” imperdibili, nei quali troveremo sia un personaggio che porta il nome di Socrate che la più compiuta formulazione della favola di Amore e Psiche. Per finire Pezzini dipana la matasse del divino e del culto (sincretico) di Iside e Osiride tanto cari all’autore. Se Lucio non è Apuleio, è pur vero che l’autore fu processato nel 158 d.C. per magia e l’altro importantissimo testo che ci è giunto è proprio quell’arringa difensiva che ha alcune eco nella sua opera successiva. La fama di Apuleio (che proveniva da Madaura, odierna Algeria) passa anche per il culto di Iside e Osiride sul quale sappiamo tenesse partecipate conferenze. Questo e molto altro ci regala la lettura dell’ottimo libro di Franco Pezzini, alla fine del quale potrete dire, senza paura di mentire di “sentirvi cambiati”. Franco Pezzini è studioso dei rapporti tra letteratura, cinema e antropologia, con particolare attenzione agli aspetti mitico-religiosi e al fantastico. Tra i fondatori della rivista L’Opera al Rosso, è membro del Coordinamento di Redazione de L’Indice dei libri e della redazione di Carmillaonline. Collabora alle pagine culturali di Avvenire e alla rivista online LN.librinuovi.net. Tra i numerosi saggi pubblicati: con Arianna Conti, Le vampire. Crimini e misfatti delle succhiasangue da Carmilla a Van Helsing (Castelvecchi 2005); con Angelica Tintori, The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo (Gargoyle Books 2008) e Peter & Chris. I Dioscuri della notte (Gargoyle Books 2010); oltre a saggi e articoli in antologie e riviste di vario genere. È animatore della Libera Università dell’Immaginario, con cui tiene da anni corsi monografici. Per Odoya ha già pubblicato: Victoriana. Maschere e miti, demoni e dèi del mondo vittoriano (2016). (Red)

 

“IL VATE E LO SBIRRO” DI ENNIO DI FRANCESCO

E’ nelle librerie, fresco di stampa per i tipi delle Edizioni Solfanelli di Chieti, il volume “Il Vate e lo Sbirro” di Ennio Di Francesco, l’indagine segreta del commissario Giuseppe Dosi sul “volo dell’arcangelo” Gabriele d’Annunzio. Il volume ha la Presentazione dello storico e filologo Luciano Canfora e l’introduzione del prefetto Franco Gabrielli, Capo della Polizia di Stato e direttore generale della Pubblica Sicurezza. Il libro tratta un fatto poco noto e quasi mai riportato nelle biografie di Gabriele d’Annunzio, tuttavia oggetto d’una accurata indagine del Commissario Giuseppe Dosi. Il 13 agosto del 1922 Gabriele d’Annunzio cadde dal balcone nella sua villa di Cargnacco, a Gardone Riviera. Il 15 agosto avrebbe dovuto incontrarsi riservatamente in Toscana con Benito Mussolini e Francesco Saverio Nitti. Caduta accidentale o complotto? Il commissario Dosi indagò segretamente, sotto il falso nome di Karol Kradokwill. “Ventiquattro giorni dopo la presentazione del mio rapporto avvenne la marcia su Roma... Soltanto a distanza di qualche anno Gabriele d’Annunzio seppe che l’artista e mutilato cecoslovacco che egli aveva accolto nel suo “rifugio” era un funzionario di Pubblica Sicurezza italiano. “Mi qualificò scherzosamente ‘lurido sbirro’”. Così dichiarò il Commissario Dosi a Renzo Trionfera in un’intervista rilasciata al settimanale L’Europeo”, il 3 agosto 1956. “Se D’Annunzio non fosse caduto dalla finestra e l’incontro con lui, Mussolini e me fosse avvenuto, forse la storia dell’Italia moderna avrebbe seguito un altro cammino.”, dichiarò Francesco Saverio Nitti (Rivelazioni, 1948). Ma come è noto la storia non si fa con i “se”. Luciano Canfora afferma nella sua Presentazione: “ . . . Questo non bastava ovviamente a suggerire che la caduta del Vate dalla finestra fosse effetto di un attentato e tanto meno ad individuare in Mussolini il mandante. L’inchiesta del commissario Dosi su quell’oscura vicenda si dovette muovere in questo scenario inquietante . . . ”.  “…Mi auguro che questo libro che unisce la scorrevolezza del racconto a precisi riferimenti storici, possa far conoscere, attraverso la figura di Dosi, il lavoro affascinante e complesso che i Tutori dell’ordine svolgono nell’interesse della collettività e delle istituzioni democratiche . . ”, così Franco Gabrielli nell’Introduzione al volume. Insomma, molti gli elementi intriganti in questa vicenda strana che dopo quasi un secolo torna alla luce per l’interesse dei lettori, aspetti che colorano ancor più la sovrabbondante biografia del Vate.

 

 

“POCOINCHIOSTRO” DI PIETRO TRIFONE

“Nell’Italia del passato il faro del sapere è stato posto troppo in alto, tanto da illuminare i cieli del mondo intero, lasciando però al buio molti parlanti delle terre su cui si ergeva”: non solo Dante, Leopardi, Manzoni: nella costruzione della lingua italiana un ruolo importante è quello svolto da tanti umili personaggi senza nome, privi di prestigio e spesso di cultura. Ma il loro prezioso contributo - messo in risalto nel libro “Pocoinchiostro. Storia dell'italiano comune” di Pietro Trifone (Il Mulino) - rivela aspetti della comunicazione altrimenti condannati per sempre all’oblio collettivo. Pocoinchiostro, il soprannome di un giovane che negli anni dell’Unità stilava lettere di ricatto per le bande di briganti analfabeti, allude anche all’attuale affermazione dei nuovissimi mezzi digitali, che hanno ridotto l’inchiostro a simbolo obsoleto. Pietro Trifone è professore di Storia della lingua italiana nell’Università di Roma ‘Tor Vergata’. Per il Mulino ha già pubblicato: “Malalingua. L’italiano scorretto da Dante a oggi” (2007), “Storia linguistica dell’Italia disunita” (2010) e “La lingua del teatro” (con C. Giovanardi, 2015).

 

“PENSIERI IN SOSTA” DI MICHELE AFFERRANTE

Dopo aver lasciato Vincenzo, il più piccolo, alle elementari, il viaggio prosegue con Chiara, la figlia più grande. È ancora presto e si riesce a trovare agevolmente parcheggio. Invece di correre dagli amici, che in piccoli gruppi attendono all'entrata della scuola media, Chiara chiede al padre di fermarsi in macchina fino al suono della campanella: 10 minuti, più o meno. I due iniziano a parlare di tutto. In “Pensieri in sosta. Conversazioni con mia figlia” (Città Nuova, 2017), Michele Afferrante attinge al suo vissuto, ai molti libri che ha letto e spesso, dopo il saluto, prende appunti su un taccuino o sul cellulare di queste brevi e illuminanti conversazioni. Mette così “nero su bianco” tante riflessioni sui temi più disparati . . .  “pensieri in sosta” sulle piccole e grandi domande della vita. Michele Francesco Afferrante è giornalista professionista, autore televisivo e radiofonico. Laureato in filosofia (con una tesi sul regista russo Andrej Tarkovskij), per anni ha ricoperto la carica di assistente presso la Cattedra di Estetica (Università di Perugia). Ha lavorato a Rai Uno (Porta a Porta, Domenica in, Festival di Sanremo) e Canale 5 (Il Senso della Vita). Negli ultimi anni è autore di La vita in diretta (Rai Uno), Visionari (Rai Tre), Newsroom Italia (Rai News), Freezer (Radio 1) e Radio 2 Days (Radio 2). È stato allievo di Ermanno Olmi e Krzysztof Kieslowski.

 

 

VIAGGIO NEL ROMANZO INGLESE

Il romanzo inglese, con la sua varietà di forme, linguaggi, generi e sottogeneri, costituisce una delle principali ricchezze del patrimonio letterario europeo. Il saggio “Il romanzo inglese” di Paolo Bertinetti (Laterza) aiuta il lettore a orientarsi con sicurezza all’interno di questa amplissima produzione letteraria, dai ‘fondatori’ del Settecento agli scrittori contemporanei. Un efficace invito alla lettura delle opere di Defoe e Fielding, di Dickens e George Eliot, delle sorelle Brontë e Hardy, di Joyce, Woolf, le Carré e molti altri. Paolo Bertinetti è professore di Letteratura inglese presso l’Università di Torino. Si è occupato del teatro inglese (età elisabettiana, Restaurazione e Novecento), dell’opera di Beckett, della narrativa del Novecento (Graham Greene in particolare), del romanzo di spionaggio e degli scrittori delle letterature in inglese, in particolare di quella indiana. Curatore e autore di numerosi volumi, ha di recente pubblicato: Le mille voci dell’India (Liguori 2002); English Literature. A Short History (Einaudi 2010); Il teatro inglese. Storia e capolavori (Einaudi 2013); Agenti segreti. I maestri della spy story inglese (Edizioni dell’Asino 2015). (Red)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(© 9Colonne - citare la fonte)