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UE RIPARTE DA ROMA DOPO 60 ANNI: NUOVA SPINTA

UE RIPARTE DA ROMA DOPO 60 ANNI: NUOVA SPINTA

Drappi, bandiere, bande musicali e il parterre dei grandi eventi: Montecitorio ha fatto gli onori di casa in grande stile, alla prima delle giornate di celebrazione del sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, che culmineranno in un weekend denso di appuntamenti istituzionali. Presente anche il premier Paolo Gentiloni, che però non è intervenuto, sono state le più alte cariche dello Stato a ribadire, a camere riunite, la necessità di un impegno per "una nuova ripartenza dell' Unione Europea" che passi anche, se necessario, dall' ipotesi di "cooperazioni rafforzate" vale a dire di una Europa a due velocità. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, elogiato da Romano Prodi ("Abbiamo ascoltato un grande discorso") alla fine ha ricevuto l'applausi dei circa trenta parlamentari M5S presenti. Non quelli della Lega invece, assenti ad esclusione di Umberto Bossi. A Prodi sarà piaciuto moltissimo il passaggio di Mattarella sulla moneta unica (ai grillini forse un po' meno): "L' euro, grazie alla politica della Bce, ha provocato il forte abbassamento dei costi del credito, tutelando i risparmi delle imprese e delle famiglie. E' uno di quei traguardi di cui gli stessi Padri fondatori sarebbero giustamente fieri e nel breve volgere di tempo, diventerà il secondo strumento di riserva a livello mondiale" ha ricordato il Capo dello Stato, che aveva iniziato sottolineando che "la Brexit ci impone delle riflessioni" ma che "la spinta all' unità europea si è sempre rivelata più forte degli arroccamenti e delle puntigliose distinzioni pro-tempore di singoli governi o di gruppi di Paesi, giocando un ruolo significativo anche nel contributo alla evoluzione delle relazioni internazionali".

MATTARELLA Un discorso, quello di Mattarella, tutto giocato sui progressi avuti in questi 60 anni, l' attuale arroccamento e la necessità di un nuovo slancio. "L' Europa è stato un elemento essenziale nella salvaguardia della pace e della stabilità, anche se non è mai stato un cammino facile. Oggi l' Europa pare come ripiegata su se stessa, incapace di prendere una rotta: c'è necessità di intraprendere strade diverse, più coraggiose. Abbiamo bisogno dell' Europa unità perché le esigenze di sviluppo sono legate alla capacità collettiva di avere voce in capitolo sulle dinamiche internazionali ".

GRASSO Ma è stato il presidente del Senato Pietro Grasso a parlare chiaramente delle due velocità: "Credo che sia comune a molti anche la convinzione che, di fronte alle sfide interne ed esterne cui dobbiamo tutti rispondere, il lungo cammino dell' integrazione non possa arrestarsi e che è necessario adesso un nuovo slancio, fondato sulla cooperazione rafforzata in certe materie condivise e nell' attuazione di politiche il più possibile unitarie". Insomma, "la chiave del futuro sarà nella determinazione a procedere con solidarietà e coesione, senza lasciare solo nessuno, ma anche senza frustrare le ambizioni e l' impegno di chi vuole più Europa in certe aree perché nella storia europea le ambizioni delle donne e degli uomini più visionari e coraggiosi hanno sempre portato progresso, democrazia e libertà per tutti".

BOLDRINI E per la presidente della Camera Laura Boldrini il fatto stecche che un Paese importante come la Gran Bretagna abbia deciso di lasciare l'Unione europea "è una scelta dolorosa che non dobbiamo considerare come la fine dell' unità, ma come una delle battute d' arresto che però può diventare l' occasione di un cambiamento". E dunque, "le riserve di alcuni, non possono diventare la paralisi di tutti. Per questo va presa in considerazione la possibilità per gli Stati che lo vorranno di procedere verso un' integrazione più stretta, ferma restando la facoltà per gli altri, se e quando lo riterranno, di aderire successivamente. Non facciamoci frenare dalla paura, non è più tempo dei piccoli passi. Grazie all' Erasmus e alla libertà di movimento si sta affermando la prima vera generazione europea. Non possiamo tarpare le ali ai nostri giovani interrompendo proprio adesso il cammino dell' integrazione. Non possiamo compromettere il futuro dei nostri figli".

(22 mar - PO / Sis)

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