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Berlusconi e l’agnellino
Aria di elezioni?

di Paolo Pagliaro

(11 aprile 2017) Aderendo alla campagna della Lega animalista di Michela Vittoria Brambilla, Silvio Berlusconi ha “adottato” cinque agnellini salvandoli dalle tavole pasquali. La notizia ha meritato le prime pagine anche grazie alle immagini dell’ex presidente del consiglio che non risparmia baci e grandi coccole ai cuccioli che sgambettano felici sui prati di Arcore. L’associazione nazionale industria e commercio carni e bestiame ha reagito accusando Berlusconi di danneggiare una filiera che contribuisce alle fortune dell’economia italiana e all’equilibrio del territorio. L’adozione degli ovini non è piaciuta neppure alla Lega Nord, che ha definito inaudito l’uso della parola strage per un alimento che da sempre fa parte della cultura culinaria italiana.
In palio peraltro ci sono non solo le questioni di principio o i destini degli agnellini ma anche i voti degli animalisti. Da tempo la destra è impegnata a sfatare il luogo comune secondo il quale la protezione e la tutela degli animali siano appannaggio della sinistra, mentre ai moderati toccherebbe il ruolo di sponsor dei cacciatori. Era l’estate 2010 quando la rivista Charta minuta, il bimestrale della Fondazione Farefuturo, vicina all’allora presidente della Camera Gianfranco Fini, pubblicò un fascicolo speciale dedicato alla nuova destra animalista mondiale, “da Cameron a Reinfeldt, da Sarkozy a Schwarzenegger”. La rivista citava un sondaggio secondo cui per il 45 per cento degli elettori di destra “gli animali sono in grado di provare affetto, gioia e dolore e non è mai giusto fare loro alcun tipo di violenza”. Esiti analoghi diedero in seguito altri sondaggi, di cui Berlusconi ha evidentemente preso nota. 

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