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Cooperazione, l’indagine Green Cross
sul fenomeno migratorio in Senegal

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Cooperazione, l’indagine Green Cross <br> sul fenomeno migratorio in Senegal

(25 maggio 2017) Dal Senegal emigrano soprattutto gli uomini, tra i 30 e i 50 anni, senza un titolo di studio o con un livello di istruzione molto basso. Pochissimi i disoccupati: prima di partire la maggioranza coltivava la terra. Destinazioni: Francia principalmente, due Paesi dell’Africa centrale, Gabon e Repubblica del Congo, e Italia. Lasciano il Paese per motivi economici, per cercar fortuna, ma anche per perfezionare gli studi, con l’intenzione poi di tornare. Questa la fotografia scattata dal rapporto “Perché non restare?”, un’indagine sul fenomeno migratorio in cinque villaggi della regione rurale di Matam, nel Nord-est del Senegal, realizzato da Green Cross Italia e presentato in occasione della Giornata mondiale dell’Africa che ricorre oggi, 25 maggio. La ricerca è stata compiuta nell’ambito del progetto “Energia per restare”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), che ha l’obiettivo di combattere la migrazione irregolare supportando lo sviluppo agricolo, sostenibile e di lunga durata. I dati e le informazioni sono stati raccolti dalla Ong intervistando direttamente 564 famiglie residenti nei villaggi beneficiari, dedite all’agricoltura, composte per lo più da 10 membri, con almeno un parente emigrato all’estero, e attraverso 17 focus group, discussioni tra diversi gruppi della popolazione sul tema della migrazione.  “Quando vedi che a casa non c’è niente, parti. Un povero è pronto a tutto” ha dichiarato un giovane del villaggio di Synthiou Diam Dior. “Nessuno può stare a guardare la sua famiglia nella povertà; per questo gli uomini vanno alla ricerca di una vita migliore”. E infatti il 90 per cento delle persone intervistate riceve soldi dal parente emigrato, somme mensili che nella maggior parte dei casi vanno dai 4,5 ai 150 euro ma che superano anche i 300 euro, usati per le spese della famiglia: cibo, bollette, educazione, cure sanitarie. Una realtà confermata da tutte le recenti statistiche: nell’ultimo decennio sono aumentate le rimesse inviate dai migranti in Senegal e nel periodo 2010-2014 hanno rappresentato in media l’11% del Pil annuo. (red)


SCHEDA / LA CURATRICE DEL RAPPORTO

“I nostri intervistati, giovani candidati all’emigrazione, hanno riferito che in tanti seguirebbero le rotte della migrazione irregolare se non riuscissero a ottenere un visto per i Paesi europei, come Francia o Italia per esempio - spiega Luciana De Michele, ricercatrice e curatrice del rapporto -. Nel nostro campione di indagine, la spinta migratoria sembra essersi accentuata negli ultimi cinque anni: la difficoltà a ottenere visti regolari dalle ambasciate europee non scoraggia chi è veramente intenzionato a partire. Se prima era più facile raggiungere padri o fratelli, magari per studiare o contribuire all’economia familiare in patria senza ricorrere alla clandestinità, oggi questo non è più possibile”. Una chiusura delle frontiere che alimenta il mito dell’Europa tra i giovani, disposti ad affrontare i rischi di un viaggio illegale piuttosto che restare in una terra, il Senegal, che offre troppo poco in termini di occupazione e formazione.  

(© 9Colonne - citare la fonte)