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direttore Paolo Pagliaro

Auto tedesche
software americani

di Paolo Pagliaro

(29 maggio 2017) Domani Angela Merkel riceve a Berlino Narendra Modi, il primo ministro dell’India che nel mondo è la democrazia più grande, il paese più giovane e una delle più importanti economie emergenti.   

Si parlerà di possibili accordi commerciali, che secondo i giornali tedeschi potrebbero valere 5 miliardi di euro. L’incontro è programmato da tempo, ma è un primo esempio di ciò che intendeva ieri la cancelliera quando, al rientro dal G7 di Taormina e dopo i ruvidi scambi di idee con Trump,  ha detto che l’Europa dovrà abituarsi a fare da sola. 
In Germania c’è molta irritazione per l’offensiva protezionista di Trump, secondo il quale i tedeschi esportano troppe automobili.  Questa mattina la Frankfurter Allgemeine fa notare che gli  americani comprano auto tedesche per libera scelta, che molte di queste macchine sono peraltro costruite negli Stati Uniti da operai americani, e che il favore è ricambiato visto che – per esempio - i computer degli europei  funzionano quasi esclusivamente con software prodotti in America. 
La questione interessa da vicino anche l’Italia, che l’anno scorso ha esportato negli Stati Uniti prodotti per 45 miliardi, mentre ne ha importati solo per 16. Come ricorda oggi sul Corriere Federico Fubini, il governo di Roma è potenzialmente  esposto alle stesse accuse che Trump ha rivolto alla Merkel. L’Italia e la Germania sono infatti le due sole grandi economie a non aver aumentato gli ordini di beni americani dopo la Grande recessione. Con un dettaglio in più: l’export di componenti auto made in Italy vale oggi oltre dieci miliardi di euro l’anno ed è diretto soprattutto ai grandi marchi di Stoccarda e della Baviera, che poi rivendono molto negli Stati Uniti. 
La campana di Trump, avverte Fubini, suona anche per noi.

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