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Cgie: c’è la proposta di riforma, seconda plenaria a fine anno

Cgie: c’è la proposta di riforma, seconda plenaria a fine anno

Riforma della rappresentanza, editoria, Brexit, voto all’estero, rete diplomatico-consolare, nuove mobilità. Sono solo alcuni dei punti affrontati dal Comitato di Presidenza del Consiglio generale degli italiani all’estero, riunitosi alla Farnesina da mercoledì scorso a oggi. Un ordine del giorno impegnativo per tentate di dare un contributo ai tanti temi che ruotano intorno agli italiani nel mondo. Buone notizie, intanto, sul fronte contributi: il Consiglio dei ministri, infatti, due settimane fa ha approvato un decreto che assegnerebbe 308mila euro al Cgie. “Questo ci permetterebbe di organizzare una plenaria entro fine anno e probabilmente anche le assemblee continentali – ha spiegato Michele Schiavone, segretario generale del Cgie, durante un punto stampa alla Farnesina -. Il recupero di ulteriore somme aggiuntive a un capitolo bistrattato e quasi raso al suolo ci dà la possibilità di lavorare a degli obiettivi ravvicinati e ci aiuta a promuovere altre iniziative necessarie”. Anche perché, sottolinea Schiavone, “concepire ulteriori momenti di discussione assembleari è necessario dal momento che le tematiche sono ampie e le peculiarità interessano specificamente alcune aree”. Il riferimento è principalmente al Venezuela: “Riceviamo gridi di allarme ma non possiamo discutere su come risolvere la situazione”.

RUOLO DI COMITES E CGIE - Sulla riforma della rappresentanza, se ne parla da tanto: “La discussione è stata avviata un anno fa coinvolgendo i Comites e i soggetti che sono impegnati nell’emigrazione – ha spiegato Schiavone -. Abbiamo chiesto loro di darci delle indicazioni rispetto alle esperienze fatte e su cosa fosse necessario per rilanciare questi organismi affinchè si arrivi a trovare una simultaneità tra i diversi protagonisti della rappresentanza e il Parlamento”. Partendo da questo confronto, si sono poi “presi in considerazione i cambiamenti profondi dell’emigrazione per individuare in che modo gli italiani all’estero possano, attraverso questi organismi, trovare delle facilitazioni per l’integrazione nei Paesi di riferimento”, ha proseguito Schiavone. I Comites, quindi, mantenendo la loro natura di organismo di rappresentanza degli italiani all’estero nei rapporti con le autorità diplomatico-consolari e le autorità locali, “dovrebbero avere delle capacità tali da poter rappresentare in modo diverso questi soggetti, in particolare nella forma della garanzia dei diritti”, ha spiegato Schiavone. Nello specifico, si legge anche nella proposta di riforma uscita dal Comitato, i Comites dovrebbero avere tre funzioni principali: “ombudsman”, cioè un difensore civico della comunità nei confronti delle autorità italiane e, in collaborazione con il Consolato, nei confronti delle autorità locali; un’antenna del Sistema Paese, al fine del coinvolgimento delle forze produttive e associative della comunità nella proiezione estera dell’Italia, anche in collaborazione con il progetto di promozione dell’Italia lanciato dalla Farnesina; un centro di informazione, sostenendo le migrazioni e le nuove mobilità.

FARE SISTEMA - “Sentiamo l’esigenza – ha spiegato Schiavone – non solo di tenere insieme la comunità italiana all’estero ma darle maggiori diritti. Il Cgie dovrebbe svolgere “il ruolo di collegamento tra Comites e il Parlamento affinchè le politiche possano avere un filo conduttore che arrivi in Parlamento, dove auspichiamo che già dalla prossima legislatura si possa ragionare a un rafforzamento della rappresentanza dei parlamentari eletti all’estero, che diano vita a una commissione bilaterale insieme ad altri parlamentari”. L’idea è quella di “rafforzare i legami affinché non ci si muova più a compartimenti stagni ma si lavori a un progetto comune che possa dare un’idea precisa ed efficace di cosa succede nelle nostre comunità, quali sono i rapporti tra i cittadini e le autorità di accoglienza, quali sono le opportunità all’estero e soprattutto come codificarle per poter avere non solo un ritorno di carattere economico ma anche di conoscenza e cultura”.

VOTO ALL’ESTERO: NUOVE PROPOSTE - Altro tema spinoso sul tavolo del Cgie è quello del voto all’estero: “C’è l’esigenza – ammette Schiavone - di verificare lo stato di partecipazione elettorale e le modalità all’estero” e soprattutto “ragionare se la legge attuale è adeguata o meno alle esigenze e alle aspettative”. Partendo dall’idea che “il voto per corrispondenza è lo strumento insostituibile per poter coinvolgere i cittadini alla scelta dei rappresentanti in parlamento”, si potrebbero evitare “le polemiche che si presentano alla vigilia di qualsiasi momento elettorale introducendo dei correttivi e delle garanzie ulteriori affinchè il voto non venga messo in discussione”. Per esempio, il Cgie ha proposto al sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola “l’introduzione sul plico elettorale di un codice a barre che diminuirebbe il numero di schede nulle causate dal tagliando staccato male”. Altro correttivo da introdurre potrebbe essere “la presenza dei rappresentanti dei partiti che, insieme al Console e alle autorità italiane, possano presiedere al momento elettorale per evitare polemiche e dubbi intorno alla gestione dei plichi”.

EDITORIA - Per quanto riguarda i contributi per la stampa italiana all’estero, secondo Schiavone il decreto in materia “recepisce quanto abbiamo espresso nel parere dell’assemblea plenaria, ma ha solo un lieve difetto”, e cioè l’idea di “togliere dalla commissione che decide la distribuzione dei contributi, la rappresentanza del Cgie”. La motivazione di questa scelta è legata al fatto che “all’interno della commissione che dà i contributi ci sono rappresentanti in conflitto di interessi” ma il Cgie è “composto da diversi consiglieri e ci sono altre possibilità per avere altri rappresentanti, che noi rivendichiamo anche all’interno del tavolo di discussione sulla promozione di lingua e cultura italiana” dice Schiavone.

IL SOSTEGNO DELLA FARNESINA - Sulle politiche per gli italiani all’estero, il Cgie percepisce “in maniera più puntuale la vicinanza del ministero degli Affari esteri”. Soprattutto nella Direzione Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie, e nel nuovo direttore Luigi Maria Vignali, “c’è una predisposizione e un modo nuovo di interpretare il ruolo di Comites e Cgie in maniera diversa rispetto al passato – ha spiegato Schiavone -. Un’apertura verso gli organismi di rappresentanza e un’attenzione maggiore rispetto al rapporto tra le istituzioni e le rappresentanze. C'è una disponibilità diversa perché c’è la convinzione che questi organismi hanno un ruolo importante e la capacità di diventare punti di riferimento essenziali per poter avere una presenza del nostro paese all'estero”. (Sip – 14 lug)

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