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Pensioni, Boeri: anomalia
quelle pagate all’estero

Pensioni, Boeri: anomalia <br> quelle pagate all’estero

Il pagamento da parte dell'Inps delle pensioni agli italiani residenti all'estero sta assumendo un peso notevole, e rappresenta un caso anomalo nel panorama europeo. Lo dice il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, Tito Boeri, ascoltato alla Camera dal Comitato permanente sugli italiani all'estero. “Le pensioni pagate all’estero nel 2016 sono 373mila, per un importo di poco superiore al miliardo di euro" spiega Boeri, sottolineando che peraltro "più di un terzo delle pensioni sono a fronte di periodi di contribuzione molto brevi in Italia, a fronte delle quali i beneficiari possono accedere a prestazioni molto importanti. Ogni anno vengono erogate inoltre prestazioni assistenziali senza alcun rientro nello Stato”. Si tratta insomma letteralmente di spese a fondo perduto. Tanto più che "le prestazioni che noi concediamo vanno di fatto a ridurre gli oneri del sistema del welfare degli altri Paesi, quelli in cui i nostri concittadini risiedono e in cui pagano le tasse” e che “le pratiche pensionistiche indebite al 2016 sono 101mila, per un totale di 270 milioni, in particolare dal Sudamerica".

LE ANOMALIE - Quella che tratteggia Boeri è dunque una situazione che "costituisce una evidente anomalia, specie in assenza di reciprocità" evidenziando come le pensioni pagate dall'Inps agli italiani all'estero "costituiscono un'uscita per lo Stato che non rientra nel circuito economico del nostro Paese sotto forma di consumi. D'altra parte, i titolari di tali trattamenti che risiedono all'estero, in linea di massima, non contribuiscono in nessun modo alla spesa pubblica del Paese, in quanto non sono soggetti a tassazione in Italia né diretta né indiretta".

UNIONE CONSUMATORI: IN ITALIA TASSE TROPPO ALTE - Secondo l'Unione nazionale consumatori però "il turismo previdenziale è dovuto alle tasse troppo alte che si pagano in Italia e al costo della vita troppo elevato. Se il Portogallo è diventato l'Eldorado degli ultrasessantenni è perché basta vivere 183 giorni l'anno nel paese, assumere lo status di residente non abituale e per dieci anni la pensione è esentasse. I prezzi, poi, sono molto vantaggiosi. Ecco perché chi ha periodi di contribuzione molto bassi è costretto ad emigrare all'estero. Si tratta di famiglie che se vivessero in Italia non avrebbero abbastanza per poter vivere e rientrerebbero nella fila dei poveri assoluti".

LA REPLICA DEL PD ESTERO - Ma la replica più diretta alle dichiarazioni di Boeri è arrivata proprio dai deputati del Partito democratico eletti all'estero, ovvero Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Francesca La Marca, il presidente del Comitato Fabio Porta e Alessio Tacconi. Secondo i quali Boeri ha mancato di "analizzare e approfondire le ragioni storiche e umane ma anche giuridiche di una scelta socio-previdenziale che ha le sue radici nella particolare evoluzione nella realtà della diaspora del popolo italiano". E oltre a ribadire che "da tempo denunciamo l’irrisorietà dell’importo delle pensioni pagate all’estero" i deputati Pd eletti all'estero suggeriscono a Boeri "di non dimenticare il contributo economico reso all’Italia dalle rimesse e dai molteplici e variegati investimenti dei nostri connazionali. Vogliamo inoltre ricordare che stiamo parlando di pagamenti residui (dal 1995 è in atto una cristallizzazione del TM in seguito all’introduzione del vincolo dei 10 anni di contributi effettivi da far valere in Italia) e in via di estinzione visto, purtroppo, l’esaurimento fisiologico della vecchia emigrazione. Insomma un problema di lana caprina assurto agli onori delle cronache per un evidente equivoco". (Sis – 19 lug)

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