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direttore Paolo Pagliaro

Al fisco non far sapere
quanto è ricco l’evasore

Al fisco non far sapere <br> quanto è ricco l’evasore

di Paolo Pagliaro

Al  contribuente che dichiara di guadagnare mille euro al mese, ma che alla fine dell’anno ne ha versati in banca 100 mila, il fisco dovrebbe chiedere spiegazioni. Dovrebbe ma non lo fa, perché  l’Anagrafe dei rapporti finanziari – operativa dal 2008 per monitorare i conti correnti e arginare il fenomeno dei pagamenti in nero – non ha mai funzionato.  Oggi la Corte dei Conti ha dato un giudizio molto severo sulla gestione dell’Anagrafe, e sulle responsabilità dell’Agenzia delle Entrate e del ministero dell’economia, che dovrebbe vigilare.
Un archivio elettronico che contiene decine di milioni di dati  e che  avrebbe potuto diventare uno strumento decisivo nella lotta all’evasione fiscale è di fatto inutilizzabile a causa di quelle che la Corte definisce “le gravi inadempienze” dell’Agenzia delle Entrate, che non ha mai  messo a punto le liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione e non ha mai chiesto notizie sulle movimentazioni e sui saldi dei conti correnti.  Quindi l’anagrafe - che  fino a oggi è costata 10 milioni di euro – serve a poco o niente, tanto che l’’Agenzia delle Entrate non è mai stata in grado di predisporre  la relazione annuale sul suo utilizzo in chiave anti-evasione.
Oggi il sottosegretario Boschi ha detto che nel campo dell'evasione, l'Italia ha raggiunto risultati importanti passando dagli 11 miliardi recuperati nel 2014 ai 23 di quest'anno. Ma  si può fare di più, ha aggiunto Boschi, ed è difficile darle torto.  

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