Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Pd Estero, l’appello di Eugenio Marino: condividere ruoli
e responsabilità

Pd Estero, l’appello di Eugenio Marino: condividere ruoli <br> e responsabilità

“Il PD è stato in questi suoi dieci anni di vita l’erede di quella tradizione cristiana e socialista a cui ho accennato e l’architrave politico e democratico nelle nostre comunità all’estero. È stato il Partito che ha saputo tenere insieme quell’universo vario di mondo politico di centrosinistra, di mondo sindacale, di realtà associative laiche e cattoliche, di impresa cooperativa. Lo è stato fino al 2013. Oggi rischia l’isolamento, rischia di arrivare al 2018 sfibrato e alleggerito, non più punto di riferimento e collante delle nostre collettività e delle nostre migliori tradizioni e realtà associative, ma collettore di rabbie, frustrazioni e generatore di divisioni del nostro stesso campo”. Lo ha detto Eugenio Marino, che ha da poco passato il testimone di Responsabile degli Italiani all'estero del Partito Democratico alla ricercatrice italiana negli Stati Uniti Anna Grassellino, intervenendo al convegno dal titolo “Il PD per gli italiani all’estero. Una legislatura feconda”, promosso dal Gruppo PD alla Camera venerdì 29 e sabato 30 settembre. L’isolamento del Partito democratico “sarebbe una disfatta non solo per il PD, ma per le altre forze di Sinistra, per le tradizioni che ho provato a raccontare, in definitiva, per le nostre comunità – ha continuato Marino -. Ecco perché, dicevo all’inizio, dal rapporto tra comunità italiane nel mondo e PD passa in buona parte il destino delle nostre stesse comunità e il loro rapporto con l’Italia. Facciamo di tutto perché ciò non avvenga. E chi ha ruoli anche all’estero, quanto più importanti, non li usi per esercitare prepotenza e coercizione, che umiliano e dividono, perché ha maggiori e più importanti responsabilità per esercitare dialogo e unità nel PD e nel centrosinistra”, è l’appello di Marino.

FRENARE LE FUORIUSCITE - Marino lancia un appello anche a Piero Fassino, attuale responsabile Estero del Pd, “che questo mondo conosce e tanto ha saputo fare da Segretario dei DS in termini di dialogo politico paziente, di cucitura ampia e articolata, di alleanze politiche, di costruzione programmatica e culturale: elementi oggi molto carenti. Gli dico: facciamo di tutto per tenere insieme il PD e frenare le fuoriuscite che sarebbero un disastro culturale, politico ed elettorale. Fuoriuscite oggi sempre più probabili da parte di tanti che vengono quotidianamente additati di non essere unitari, di criticare, di essere ‘gufi rosiconi’, quando andrebbero invece coinvolti e responsabilizzati a ogni livello. “Proviamo invece - è la proposta di Marino - a unire il PD condividendo ruoli e responsabilità per lavorare tutti a recuperare un pensiero complessivo, organico e nella tradizione del nostro mondo e sul nostro mondo. E facciamolo anche impegnandoci a mettere in programma, già alla Conferenza programmatica, la convocazione istituzionale di una nuova Conferenza degli italici e della nuova emigrazione. Proviamo, quindi, a lanciare il cuore tanto in alto quanto alto è l’ostacolo che ci si presenta nel 2018”.

L’EVOLUZIONE DELLE COMUNITA’ ITALIANE ALL’ESTERO - Marino, riflettendo sull’evoluzione delle comunità italiane nel mondo in rapporto al PD, ha affermato che “il tema non è solo politico ed elettorale. È anche culturale e nazionale, nel senso di interesse e identità nazionale. Credo, infatti, che da questo rapporto con il Partito cardine della nostra democrazia e di ogni snodo di Governo, passi il destino delle nostre comunità e il loro rapporto con l’Italia”. Marino ha ricordato poi che “già nel 2011, in occasione del 150° dell’Unità d’Italia, come PD e grazie all’impulso dell’allora presidente del Centro studi Gianni Cuperlo, tenemmo il partecipatissimo seminario ‘Una grande Italia oltre Italia’, nel quale tentammo una riflessione sul ruolo delle nostre comunità nel mondo e della loro evoluzione in rapporto alla storia d’Italia. Spiegammo quanto l’opera di un grande Partito che raccoglie il meglio della tradizione politica italiana fosse strumento determinante per il destino del Paese e delle nostre comunità e, in questa direzione, ci demmo degli obiettivi di Governo per la successiva legislatura, quella che sta per terminare. Obiettivi che sono stati in parte realizzati grazie al nostro Partito, ai gruppi di Camera e Senato e ai governi di questi anni. Ma di quella parte di obiettivi che rappresentavano l’emergenza, la quotidianità; interventi non strutturali, senza effetti nel lungo periodo. Interventi frutto di un progetto strategico di Stato in una prospettiva di lungo termine”.

VERSO L’ISOLAMENTO - Dopo un excursus storico sull’emigrazione storica italiana, Marino ha ricordato che “tra il ‘96 e 2001, anche grazie all’impulso di Piero Fassino, allora sottosegretario agli esteri e di Mirko Tremaglia, si è arrivati all’introduzione della rappresentanza parlamentare estera e poi al voto per corrispondenza, obiettivi rivendicati nei decenni precedenti da tutto il mondo dell’emigrazione e riconosciuti dalla precedente Conferenza Nazionale dell’88. Ma all’inizio degli anni 2000 si è anche fermata la riflessione e l’attenzione pubblica dello Stato, come se l’introduzione della Circoscrizione Estero e dei parlamentari, da soli, potessero bastare. Condannando così all’isolamento gli stessi Parlamentari”.

UNA NUOVA CONFERENZA SUGLI ITALIANI NEL MONDO - “Se davvero oggi riteniamo di essere l’architrave democratico del Paese, anche quello sparso nel mondo, come Partito Democratico abbiamo la responsabilità e il dovere di passare dalla fase delle politiche di emergenza, della quotidianità e degli interventi a breve termine, a una politica di adeguamento e di ripensamento complessivo delle nostre composite comunità e del loro rapporto con il Paese, in termini di complessità, sussidiarietà, integrazione locale, modernità e impresa etica – ha proseguito -. Dobbiamo farlo stimolando la riflessione da principale forza di Governo, da reale forza di rappresentanza dell’universo italiano all’estero capace di tenere insieme vecchie e nuove migrazioni, tradizione e nuovi bisogni, opportunità e innovazione. Dovremmo farlo mettendo nel nostro programma per la prossima legislatura una nuova Conferenza sugli italiani nel mondo – o meglio sugli italici e sui nuovi giovani migranti – da impegnarci a convocare già nel 2018. (Proprio quella dei giovani di qualche anno fa aveva dato buone speranze, ma fu poi abbandonata)”. “Una conferenza istituzionale, che veda la partecipazione di Presidenza della Repubblica, presidenze di Camera e Senato e Ministero degli esteri – ha sottolineato Marino -. Una Conferenza nazionale che ridia al Paese una visione complessiva dello Stato verso le nostre comunità, che tra l’altro sono cresciute, in un decennio, di oltre 1,5 milioni di persone e che, probabilmente, continueranno a crescere. Se non lo faremo, rimarremo nel guado nel quale siamo da molti anni, vanificando anche l’introduzione della Circoscrizione estero che ormai ha compiuto undici anni. Se lo faremo potremo rafforzare quei fili assottigliati che ci legano a quel mondo che ho tentato di riassumere e magari a capire meglio, proprio attraverso l’emigrazione, cosa siamo e come possiamo evolvere come Sistema Paese”. (Red – 2 ott)

(© 9Colonne - citare la fonte)