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direttore Paolo Pagliaro

In Austria non c’è stato
lo tsunami populista

In Austria non c’è stato <br>  lo tsunami populista

di Paolo Pagliaro

(17 ottobre 2017) Per capire cosa è successo e per apprezzare anche quello che non è successo domenica scorsa in Austria, occorre sapere che nel Brunnenmarkt, il più grande mercato di Vienna, venditori  e clienti sono quasi esclusivamente turchi e, da qualche tempo, anche siriani. In Austria i residenti con cittadinanza straniera sono quasi il 16% della popolazione, il doppio che in Italia. E mentre noi ospitiamo 1.400 rifugiati per ogni milione di abitanti l’Austria ne ha accolti 10 mila, cioè – in proporzione ai residenti - sette volte tanto.  Queste cifre ci dicono che ha del miracoloso la tenuta dei partiti di sistema e filoeuropeisti, che domenica sono arrivati primi, i popolari, e secondi, i socialdemocratici, nonostante i titoli dei giornali siano dedicati all’impetuosa avanzata della destra.
L’ambasciatore Franceco Bascone – in un commento più meditato apparso oggi su Affari Internazionali – fa notare come sia sbagliato iscrivere l’Austria nel club dei regimi euroscettici o addirittura liberticidi solo perché i nazionalisti del Partito della Libertà hanno raggiunto il 27%. L’ambasciatore ricorda che essi sono da sempre uno dei tre grandi raggruppamenti austriaci, da molti anni sopra al  20% e già al governo con i socialisti negli anni Ottanta e con i democristiani negli anni Duemila, senza che la natura democratica dell’Austria ne sia stata intaccata. Il loro attuale leader, Heinz-Christian Strache, ha peraltro negato di essere favorevole all’ uscita dall’euro, o addirittura dall’Unione.
Quanto al giovane cancelliere in pectore, osserva l’ambasciatore che i programmi e lo stile del popolare Sebastian Kurz,  31 anni, lo rendono più simile a Renzi che all’ungherese Orban.

 

 

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