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direttore Paolo Pagliaro

Trent’anni dopo
si rivede La Cosa

Trent’anni dopo <br> si rivede La Cosa

di Paolo Pagliaro

(15 novembre 2017) Molto tempo fa, nel 1990, elettori e militanti del Pci non sapendo come si sarebbe chiamato il nuovo partito al quale stavano lavorando Achille Occhetto e gli altri leader, si adattarono a chiamarlo La Cosa. Era stato lo stesso segretario a proporre quel nome, il più indeterminato e comprensivo della lingua italiana, usato per indicare tutto quanto esiste nella realtà o nell’immaginazione. Andò avanti così per circa un anno, il tempo di consentire a Nanni Moretti di farci anche un film-documentario girato nelle sezioni e intitolato appunto La Cosa.



Fu tutto abbastanza surreale, compreso il sacrificio imposto a milioni di persone fino ad allora fiere della loro identità e del loro simbolo. Poi il problema fu provvisoriamente risolto con la nascita del Pds.
Sono passati quasi trent’anni e di nuovo succede che a sinistra ci sia una Cosa che aspetta di trovare un nome.

Questa volta si tratta di mettere insieme, dentro un unico contenitore, sigle diverse: Articolo 1- Movimento Democratico e Progressista, Sinistra Italiana, Possibile, Campo Progressista, forse Rifondazione, forse una lista civica nazionale di ispirazione europeista. E’ tutto ciò che si muove a sinistra del Pd e che nelle prossime settimane dovrebbe confluire in un nuovo partito, il cui debutto è atteso per il 2 dicembre a Roma.

E’ probabile che il leader sarà Pietro Grasso. Il nome potrebbe essere Libertà e Uguaglianza. Qualcuno propone Partito del Lavoro.

Il Pd dovrà negoziare con la nuova Cosa un’alleanza elettorale. Renzi ha affidato la trattativa a un uomo esperto come Piero Fassino, lo stesso che il 20 novembre del 1989, fu mandato nei sotterranei di Botteghe oscure, a incontrare e convincere gli iscritti che assediavano il palazzo contestando lo scioglimento del Pci. 28 anni dopo, a Fassino si chiede più o meno lo stesso miracolo.

(© 9Colonne - citare la fonte)