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EMILIA-ROMAGNA VERSO
UN FEDERALISMO SOFT

EMILIA-ROMAGNA VERSO <br> UN FEDERALISMO SOFT

Niente referendum, richieste che riguardano la metà circa delle 23 competenze per cui si battono Veneto e Lombardia, ma anche l'Emilia Romagna di Stefano Bonaccini cammina verso una maggiore autonomia fiscale. Lo dice chiaramente il presidente della Regione, nella sua audizione alla commissione parlamentare sul Federalismo fiscale.  "Non si tratta di avere più soldi da Roma ma di trattenere alcune risorse che vanno verso la fiscalità generale. Noi avevamo valutato che era giunto il momento che in Italia si potesse chiedere un'autonomia differenziata per le Regioni virtuose". Certo che per quanto riguarda l'Emilia-Romagna "siamo contro un autonomismo mascherato da richiesta di secessione fiscale: se chiedi di trattenere tutte le tasse è secessione fiscale e mette a rischio l'unità del Paese". Bonaccini pensa ad una autonomia fiscale più soft: "Abbiamo fatto una valutazione che ci ha portato alla descrizione di 12 competenze raggruppate in 5 macro aree. Alcune non le chiederemo in coerenza con il referendum del 4 dicembre scorso, come le politiche energetiche o la promozione del turismo all'estero, per le quali riteniamo che sarebbe utile ci fosse una maggiore centralizzazione".   In Emilia-Romagna non ci sarà alcun referendum: "Noi abbiamo deciso di intraprendere il percorso inedito di accedere alla richiesta di autonomia differenziata attraverso un percorso che prevedesse il passaggio per gli organismi eletti. Tutte le forze sociali in Emilia Romagna hanno indicato come soluzione migliore che non si passasse per il referendum, per spendere 15-20 milioni di euro di risorse pubbliche per un esito scontato". Secondo Bonaccini "se prima della fine della legislatura si riuscisse a trovare unintesa tra le regioni e il governo, sarebbe molto difficile per il futuro parlamento o governo non tenerne conto".

(Sis) 

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