Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

FINE VITA, FRANCESCO:
NO ALL'ACCANIMENTO

FINE VITA, FRANCESCO: <br> NO ALL'ACCANIMENTO

 "Insistere nell'accanimento terapeutico a volte non giova alla persona. E' in primis il paziente che dovrebbe scegliere la terapia". Papa Francesco lancia la bomba. Una bomba pacifica, come però finora non lo è stata (nei toni, s'intende) la discussione politica su eutanasia e biotestamento, e come probabilmente ora non lo sarà in ambienti ecclesiastici. Nel suo messaggio a tutti i partecipanti al Meeting Regionale Europeo della World Medical Association sulle questioni del cosiddetto “fine-vita”, Bergoglio conferma il suo "essere avanti" sui temi etici e non solo. E afferma che grazie alla tecnologia oggi "è anche possibile protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare. Gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona".  Un messaggio già chiaro, ma che diventa lampante poco dopo: "Papa Pio XII, in un memorabile discorso rivolto 60 anni fa ad anestesisti e rianimatori, affermò che non c’è obbligo di impiegare sempre tutti i mezzi terapeutici potenzialmente disponibili e che, in casi ben determinati, è lecito astenersene. È dunque moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito “proporzionalità delle cure”. E ancora: "Per stabilire se un intervento medico clinicamente appropriato sia effettivamente proporzionato non è sufficiente applicare in modo meccanico una regola generale. In questo percorso la persona malata riveste il ruolo principale. È anzitutto lui che ha titolo, ovviamente in dialogo con i medici, di valutare i trattamenti che gli vengono proposti e giudicare sulla loro effettiva proporzionalità nella situazione concreta, rendendone doverosa la rinuncia qualora tale proporzionalità fosse riconosciuta mancante". Ora la palla passa alla politica: secondo Marco Cappato, dell'Associazione Luca Coscioni, "dal Papa viene un importante segnale di apertura al tema della sospensione delle cure, anche quando tale sospensione conduca alla morte. Nel nostro Paese manca una legge che garantisca - come farebbe, se approvata, quella in discussione al Senato - il diritto di ciascuno a vedere rispettate le proprie volontà sul Biotestamento e sull'interruzione delle cure. L'approvazione della legge sul biotestamento ferma al Senato sarebbe comunque un primo indispensabile passo avanti dopo 32 anni di inerzia parlamentare".

(Sis) 

(© 9Colonne - citare la fonte)