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MINNITI: VIA CAPPIO DEI SOCIAL DALLA POLITICA

MINNITI: VIA CAPPIO DEI SOCIAL DALLA POLITICA

Negli ultimi mesi, sottolinea Il Foglio, Marco Minniti è stato al centro del dibattito pubblico per ragioni legate al metodo muscolare scelto dal ministro dell'Interno per affrontare alcune emergenze che hanno impattato sul nostro paese - i flussi migratori, il terrorismo, la gestione della sicurezza sul territorio. Ma c'è un altro fronte, forse meno pragmatico eppure non meno interessante, sul quale le posizioni del ministro potrebbero far discutere: cosa può fare la politica per evitare che i social network, come ha denunciato dieci giorni fa l'Economist, diventino un pericolo per la democrazia? Su questo fronte il profilo di Minniti è interessante perché pur essendo uno dei ministri più popolari del governo il numero uno del Viminale ha fatto una scelta curiosa: evitare i social network. Niente Facebook. Niente Twitter. Niente Instagram. Nulla di nulla. Non lo ha fatto finora e, dice Minniti a il Foglio, non lo farà nemmeno in campagna elettorale. Perché, ministro? “Perché voglio evitare l'inganno dello specchio deformante, cosa che chi dirige un paese o svolge comunque ruoli di responsabilità non può concedersi”. “Volendo usare termini impegnativi, i social hanno cambiato profondamente sia la comunicazione sia i processi di formazione della coscienza individuale. Hanno cioè consentito di avere uno scambio reale, e in tempi velocissimi, di masse di informazioni, oltreché di verificare in presa diretta i reciproci punti di vista: una cosa senza precedenti. Ma tutto questo ha contribuito a modificare l'identità di un individuo attraverso una innovazione a mio avviso pericolosa: constatare in qualsiasi momento il proprio apprezzamento. O almeno, avere l'illusione di poterlo fare. Questo processo ha costruito uno specchio deformante: perché ti induce a pensare che il consenso relativo - ovvero quello che riscuoti nella tua cerchia di amici - corrisponda al consenso assoluto”. E il problema dov'è? "Costruirsi una sorta di democrazia bonsai, dove diventa naturale relazionarsi solo con coloro che ci sono più vicini. Il cuore di una democrazia è avere rapporti con quelli che non la pensano come te. Difendere il loro diritto a esprimere la propria opinione. E questo, evidentemente, genera una progressiva brutalizzazione del dissenso e una brutale razionalizzazione del pensiero. Non esistono più le zone grigie e i compromessi e chi vuole manifestare la propria contrarietà lo fa, senza alcun filtro, nella maniera più primordiale possibile. Per questo, lo specchio deformante può finire con l'indurti a non assumerti le giuste responsabilità”. “È ovvio – dice ancora Minniti – che la politica si gioca sul consenso. Ma una cosa è la legittima, sacrosanta, ricerca del consenso, un'altra è l'ansia di assecondare i follower”. Quanto ha influito nell'intervento a Ostia il fatto che l'immagine della testata di Roberto Spada a Daniele Piervincenzi fosse diventata virale? “Ha influito. In questo caso i social, anche grazie all'eloquenza del video, hanno avuto un effetto positivo. Succede, a volte. Ma bisogna sempre essere pronti a governare quei flussi di reazione, non lasciandosene invece travolgere”. (17 nov - red)

(© 9Colonne - citare la fonte)