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PARKINSON: 300MILA CASI
STIME AL RADDOPPIO

PARKINSON: 300MILA CASI <br> STIME AL RADDOPPIO

Oggi in Italia sono circa 300.000 le persone con malattia di Parkinson, e purtroppo questo numero è destinato a raddoppiare. Nei prossimi 15 anni si stima che si arriverà a 6.000 nuovi pazienti l’anno, di cui la metà colpiti ancora in età lavorativa. Domani, in occasione della Giornata Nazionale della Malattia di Parkinson promossa dall’Accademia Italiana Malattia di Parkinson e Disordini del Movimento, la Società Italiana di Neurologia (SIN) fa il punto sui progressi della ricerca scientifica. Per la prima volta in Italia verrà realizzato uno studio con l’obiettivo di valutare il complesso dei fattori di rischio e dei fattori protettivi della malattia di Parkinson per identificare le probabili associazioni che possono impattare sulla malattia. “Finora la letteratura scientifica ha riportato gli effetti dei singoli fattori di rischio sullo sviluppo della Malattia di Parkinson – afferma Alfredo Berardelli, ordinario di Neurologia presso l’Università La Sapienza di Roma – Attraverso questo primo studio italiano multicentrico osservazionale intendiamo capire in che modo i diversi fattori interagiscono tra di loro e creano i cambiamenti nel cervello che sviluppano la malattia, cosi come indagare sull’associazione tra fattori di rischio e fattori di protezione con l’obiettivo di prevenire o rallentare il progredire della malattia”. “Tra i fattori di rischio più frequenti – dichiara Giovanni Defazio, ordinario di Neurologia presso l’Università di Cagliari - si annoverano l’età avanzata, la familiarità, il sesso maschile, l’etnia (i più colpiti sono i Caucasici), diversi fattori ambientali, i traumi cranici e i disturbi dell’umore come la depressione. Mentre tra quelli protettivi l’attività fisica è il più importante, seguita da un’attività lavorativa; sembra che anche il fumo e il caffè, malgrado nocivi sotto altri punti di vista, siano considerati fattori protettivi”. Oltre a questo studio italiano, i neurologi continuano a lavorare intensamente a nuove tecniche che permettano una diagnosi il più precoce possibile, addirittura pre-clinica, ossia prima della comparsa dei sintomi motori. (red – 24 nov)

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