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direttore Paolo Pagliaro

Democrazia inquinata
dalle notizie false

Democrazia inquinata <br> dalle notizie false

di Paolo Pagliaro

(27 novembre 2017) L’anno scorso 960 mila americani hanno condiviso su Facebook la notizia che Papa Francesco appoggiava Donald Trump nella sua corsa alla casa Bianca. 789 mila hanno invece preso per buona la rivelazione, attribuita a Wikileaks, che Hillary aveva venduto armi all’ Isis. Mentre 567 mila internauti erano e verosimilmente sono ancora convinti che – come aveva scritto il Denver Guardian – un agente dell’Fbi che indagava su Hillary Clinton era stato trovato morto in casa, forse un omicidio camuffato da suicidio. Queste tre notizie una cosa avevano in comune, cioè il fatto di essere tutte e tre false. Ma nonostante fosse stato accertato che l’omicidio-suicidio non era mai accaduto, che non esisteva l’agente dell’Fbi trovato cadavere e non esisteva neppure il giornale di Denver che aveva dato la notizia, tra i supporter di Trump ancora oggi si cita quel fattaccio per dimostrare quanto torbido fosse l’ambiente in cui si muoveva Hilary Clinton.
Una delle caratteristiche delle notizie false, infatti, è che le smentite spesso non producono alcun effetto. Sono come il batterio che resiste all’antibiotico. Le difese immunitarie del pubblico, in particolare dei giovani, sono molto scarse. Secondo una ricerca condotta dall’Università di Stanford, negli Stati Uniti l’82% degli studenti di scuola media non è in grado di distinguere tra una notizia e un «contenuto sponsorizzato», che sia uno spot o un messaggio propagandistico. In Italia un ragazzo su tre ammette di aver condiviso un’informazione poi rivelatasi falsa. E Walter Quattrociocchi, nel suo saggio “Misinformation”, documenta come in Rete abbiano più successo i siti cospirazionisti di quelli scientifici.
La novità è che ora il tema della moltiplicazione delle menzogne e della loro influenza sulla qualità della democrazia sta diventando argomento di campagna elettorale.

(© 9Colonne - citare la fonte)