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direttore Paolo Pagliaro

Politica protagonista
delle crisi bancarie

di Paolo Pagliaro

(14 dicembre 2017) Negli ultimi 35 anni, vale a dire nell’arco di una sola generazione, l’Italia ha conosciuto almeno una ventina di importanti crisi bancarie. E’ del 1982 il fallimento del Banco Ambrosiano, vicenda dai risvolti tragici in cui ebbero un ruolo la massoneria deviata, la finanza vaticana, la politica e la criminalità organizzata. Il costo del fallimento fu di alcune migliaia di miliardi di lire. Nel 1987 fallì la Cassa di Risparmio di Prato, gestita a lungo da banchieri legati alla politica. In questa occasione intervenne per la prima volta il Fondo di Tutela dei Depositi, appena costituto e oggi decisivo per i rimborsi agli obbligazionisti di Etruria e delle altre banche in risoluzione. Il crack di Prato costò al Fondo l’equivalente di 413 milioni di euro.
Nel 1992 andò in default per errori gestionali la Cassa di Risparmio di Venezia. seguita da numerose Casse di Risparmio meridionali, operanti in Puglia, Campania, Calabria e Sicilia. Per la sola Sicilcassa il Fondo dovette stanziare mezzo miliardo di euro. Furono crisi quasi sempre generate da relazioni clientelari, concentrazione del credito, rapporti con la politica.
Costò 12 mila miliardi di lire la crisi del Banco di Napoli, un quinto di quello che finora è costato il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, altro disastro provocato dalle commistioni tra banche e politica. Le altre sono storie recenti. Quale sia la natura del problema lo si evince dalle proposta del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, secondo il quale occorre trasferire la competenza sulle crisi bancarie a Procure distrettuali organizzate sul modello delle procure antimafia

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