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direttore Paolo Pagliaro

La democrazia illiberale
che minaccia l’Europa

di Paolo Pagliaro

(16 gennaio 2017) Il rischio politico per l’Unione Europea viene dall’Italia, ha detto oggi il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. Rispettabile opinione, ma c’è chi pensa che il vero pericolo, per l’Europa, sia rappresentato invece da ciò che sta accadendo nei paesi dell’Est.
Lo pensano, ad esempio gli analisti dell’Istituto Affari Internazionali. che nel giro di una settimana sono intervenuti due volte per denunciare quello che chiamano “il male oscuro” nel futuro dell’Unione. Non si tratta  dell’economia o della Brexit o dei difficili rapporti con Donald Trump. quanto piuttosto della tenuta della natura democratica dell’Europa.
La politicizzazione del sistema giudiziario voluta dalla Polonia – osserva Gianni Bonvicini - si pone contro qualsiasi modello di separazione dei poteri, vero cardine della democrazia occidentale. Ma le sanzioni contro Varsavia annunciate dall’Unione saranno bloccate dal veto, decisivo, dell’Ungheria.  Paese, anch’esso, produttore di norme liberticide nei confronti della stampa,  e con un accentramento eccessivo di potere esecutivo nelle mani di Orban.
In Bulgaria, che sta esercitando la presidenza di turno dell’Unione, il nuovo presidente Rumen Radev ha deciso di porre il veto sulla legge anticorruzione votata a dicembre dal suo Parlamento. Decisione preoccupante visto che la Bulgaria è in cima a tutte le classifiche che misurano la percezione della corruzione. 
La Croazia non accetta l’esito dell’arbitrato da parte della Corte permanente dell’Aja a proposito di una disputa di confine con la Slovenia. In Austria, gli estremisti di destra al governo debuttano con la proposta del doppio passaporto per i sudtirolesi, una provocazione nei confronti dell’Italia. 
Pier Virgilio Dastoli, sempre su Affari Internzionali, denuncia l’ignavia delle istituzioni europee di fronte a questi fatti e in particolare alla progressiva evaporazione di alcuni principi dello stato di diritto in Polonia. E conclude augurandosi una forte mobilitazione della società civile per evitare che il virus della democrazia “illiberale” si diffonda in tutta Europa.

 

 

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