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Alla ricerca di una ragione per andare a votare

Alla ricerca di una ragione per andare a votare

di Raffaella Gherardi

(24 gennaio 2018) Gira in rete una divertente storiella sulla felicità di cui ognuno di noi potrà godere quando si sveglierà il 6 marzo e qualcuno avrà vinto le elezioni e si realizzeranno finalmente le promesse fatte dai vari competitori: ci sarà un' Italia con tasse dimezzate, o perlomeno senza tasse universitarie, senza il bollo auto, con un reddito garantito (o perlomeno un bonus) per ognuno, e via via dicendo, nell'elenco che si allunga ogni giorno sulle promesse e sulle abolizioni varie, i cui destinatari sono tutti, ma proprio tutti: giovani, meno giovani, vecchi, bambini, dalla culla alla vecchiaia inoltrata. Anzi la stessa storiella si conclude denunciando una grave dimenticanza: come mai nessuno ha ricordato i costi  dei funerali ? Qualcuno è disposto ad abolirli o almeno ad abbassarli?

Di contro allo scenario appena richiamato, in cui la descrizione satirica non è poi così lontana da quanto si sta effettivamente svolgendo  nell' attuale campagna elettorale, risuona il recente e autorevole richiamo del Presidente Mattarella che, preoccupato del possibile forte astensionismo che sembra profilarsi all'orizzonte,  invita tutti i cittadini ad andare a votare e alla responsabilità di essere cittadini, appunto.

Chi nelle ultime tornate ha scelto di non andare a votare e ora invece vorrebbe rispondere positivamente al Presidente e   compiere il suo dovere di cittadino, esprimendo la propria opzione per il partito e lo schieramento che più gli sembrano idonei a governare il Paese, si trova però in un imbarazzo semmai ancora più forte rispetto al passato. L'opzione del non voto poteva essere allora scelta-avvertimento di protesta, (scelta anche sofferta, da parte di molti, ben consapevoli del valore della partecipazione) , verso una politica da tempo solo gridata,  della rabbia di tutti contro tutti, nella speranza che qualcuno poi, cogliesse presto tale segnale e si creassero a breve condizioni civili per esprimere un voto. Niente di tutto questo è seguito e il cambiamento se c'è stato è semmai ancor di più nel segno dei personalismi strilloni e vacui promettitori. Nulla di nulla, da parte delle varie forze politiche, che chiami i cittadini alle responsabilità vere derivanti dall' essere parte consapevole di un paese, alla condivisione delle scelte (alcune o forse molte delle quali sicuramente non procuranti popolarità a buon mercato) che tutti insieme dobbiamo affrontare in casa nostra, in Europa, nel mondo. I nostri cosiddetti leader politici preferiscono, per la stragrande maggioranza, presentarsi come il Mago Merlino di turno, in grado con la bacchetta magica di far scomparire dall'orizzonte problemi antichi e nuovi dal presente. Sì, il presente, il "qui e adesso", dopo aver irrimediabilmente rinunciato a ogni prospettiva che riguardi in profondità il domani e le scelte che oggi dovremmo compiere anche pensando alle generazioni future.

Mi si scusi il ricordo personale: mio padre Sisto aveva fatto la guerra (scoppiata quando aveva vent'anni) e ha fatto una durissima vita da operaio; pure non l'ho mai sentito lamentarsi sulle tasse. "Se vanno a buon fine …", commentava e al tempo stesso ricordava che tutti avevano lavorato sodo per ricostruire il paese e ce l'avevano fatta.

Resta un mistero se e  verso quali, ragionevoli obiettivi  le varie parti politiche chiamino  oggi noi cittadini e nel segno di quale progetto condiviso. Non è un bel segnale nel settantesimo compleanno della Costituzione, ma forse, pensando a questo compleanno (e anche a persone come Sisto che il periodo in cui non si poteva votare lo hanno vissuto e hanno provato sulla loro pelle cos'è una dittatura) , è anche possibile il miracolo di una risposta positiva all'appello di Mattarella ….. Magari mettendo in campo ogni forza per individuare chi di proclami ne fa meno di altri.

 

 (da mentepolitica.it )

 

 

 

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