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direttore Paolo Pagliaro

"Voglia d'Italia", il collezionismo al Vittoriano

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

“VOGLIA D’ITALIA” AL VITTORIANO
Fino al 4 marzo si tiene a Roma la mostra “Voglia d’Italia. Il collezionismo internazionale nella Roma del Vittoriano”. Articolata in due sedi, Palazzo Venezia e Gallerie Sacconi nel complesso del Vittoriano, l’esposizione, promossa e organizzata dal Polo Museale del Lazio, sottolinea la cura rivolta in particolare verso Palazzo Venezia e il Vittoriano, tornati ormai alla ribalta del grande pubblico. Il visitatore può fruire di un biglietto unico per le due sedi, che gli consente fra l’altro di accedere alla spettacolare terrazza panoramica del Vittoriano. La mostra presenta al pubblico – per la prima volta in modo organico – la raccolta vasta e sorprendente che i coniugi statunitensi George Washington Wurts ed Henrietta Tower misero insieme a cavallo fra XIX e XX secolo e donarono poi allo Stato italiano, per l’esattezza al museo di Palazzo Venezia, dove tuttora è conservata. Ai Wurts è dedicata la sezione allestita a Palazzo Venezia, con l’esposizione delle opere più significative della raccolta, molte delle quali sono state portate fuori dai depositi, studiate e restaurate per l’occasione. L’inedito percorso espositivo si sviluppa anche in ambienti di solito non accessibili al pubblico e appena restaurati, fra cui le Gallerie Sacconi, restituendo visibilità all’architettura interna del monumento.
(red)

MASSA, GLI SCATTI “SURREALISTI” DI BART HERREMAN
Fino al 4 marzo le sale del Palazzo Ducale di Massa ospitano la mostra fotografica “L’Irreale realtà” di Bart Herreman. Il fotografo belga trapiantato a Milano presenta 30 fotografie alcune di grandi dimensioni, che lo stesso autore definisce "assemblaggi di immagini" perché si tratta di più fotografie messe insieme e ritoccate con photoshop per creare "situazioni che non esistono" dice l'artista, e "mondi immaginari che fanno sognare". L'immagine di un rinoceronte fotografato allo zoo con il manto di una zebra è il simbolo della personale; i cieli sono ingranditi all'ennesima potenza; un buco nel cemento diventa un lago su cui si specchiano giraffe e zebre; il pavimento di casa sembra una distesa infinita di sabbia. Herremann inserisce ombre e profondità, attratto da tutto quello che l'occhio umano non riesce a vedere o non immagina. Nelle sue immagini traspare con forza la lezione dei maestri del surrealismo, da Mirò ad Ernst, da Magritte a Dalì. (red)

ROMA, OMAGGIO ALLA GALLERIA “L’ATTICO”
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma celebra i sessant'anni della Galleria L'Attico con Scorribanda, la mostra che ne ripercorre il lungo percorso artistico. Il racconto visivo di queste esperienze si traduce in un progetto di mostra ideato da Fabio Sargentini, animea de L’Attico, in collaborazione con la Galleria Nazionale attraverso una selezione di artisti legati all'attività del gallerista dalla fine degli anni Cinquanta ad oggi. Recuperando lo spirito avanguardista che aveva caratterizzato già ai tempi questa Istituzione, la Galleria Nazionale riunisce in un fil rouge artisti apparentemente contraddittori e inconciliabili, proponendoli in una dimensione ambientale nuova. Fino al 4 marzo il Salone Centrale diventa così aggregazione dialettica di artisti generazionalmente diversi e centro generatore di movimento, luce e spazio. Fondata nel 1957 da Bruno Sargentini, nella sua prima sede in Piazza di Spagna, L'Attico acquisisce in pochissimi anni una fama internazionale. Nelle sue sale si alternano i più bei nomi del panorama artistico dell’epoca: Capogrossi, Leoncillo, Fontana, Mafai, Fautrier, Brauner, Magritte, Matta, Permeke, Canogar. E poi, su stimolo del figlio Fabio, a partire dal 1965, si alternano nella galleria memorabili mostre sperimentali: Pascali, Kounellis, Pistoletto, Mattiacci per poi aprirsi alla stagione degli happening e del teatro sperimentale. (red)

ROMA, JIM DINE ACCADEMICO DI SAN LUCA
La mostra “Jim Dine. House Of Words. The Muse and Seven Black Paintings”, alla Accademia Nazionale di San Luca fino al 5 marzo, celebra l’elezione di Jim Dine ad Accademico di San Luca, rappresentando il vicendevole omaggio che l’artista e l’istituzione si scambiano. L’esposizione presenta l’intero ciclo pittorico inedito Black Paintings, concepito nel 2015 nello studio parigino dell’artista. Sette tele di grande formato sono caratterizzate da un uso plastico della materia pittorica e da sature cromie che articolano frammenti narrativi fortemente espressivi. Il salone centrale accoglie l’opera “totale” The Flowering Sheets (Poet Singing) presentata al Getty Museum di Los Angeles nel 2008: una installazione composta da cinque grandi sculture lignee che circondano un gigantesco autoritratto bianco di gesso, poliestere e legno; le pareti sono interamente segnate e scritte dal poema scritto dallo stesso artista. (red)

BOLOGNA, IL DEBUTTO IN ITALIA DI ERIN SHIRREFF
Debutto in Italia per Erin Shirreff (Kelowna, Canada, 1975, vive e lavora a New York) che offre l’opportunità per il pubblico di apprezzare per la prima volta il lavoro di un’artista che, a poco più di quarant’anni, è già entrata a far parte delle collezioni permanenti di istituzioni internazionali come il Centre Georges Pompidou, il Guggenheim Museum e il Metropolitan Museum of Art di New York (città dove la 47enne artista canadese vive e lavora). L’esposizione, fino al 4 marzo nel Salone Banca di Bologna, è composta dal video “Son” (figlio: ma la parola inglese gioca sulla semi-omofonia con sun, sole), un lungometraggio di animazione basato su un intreccio di immagini reali e costruite che trae ispirazione dall’eclisse totale di Sole dell’estate 2017. In mostra poi, sotto il titolo di Many Moons (Molte lune), un folto gruppo di oggetti di gesso scuro disposti su una superficie coperta di fogli di giornale: calchi dell’interno di un assortimento di bottiglie, tazze, ciotole e piatti. L’artista proietta sulle stampe luci e ombre, naturali e artificiali, ri-fotografandole centinaia di volte per documentare ogni passaggio del processo; monta infine digitalmente le immagini così ottenute in un flusso continuo. Questa singolare tecnica di animazione interroga il nostro attuale rapporto con la realtà. Ciò che vediamo nei video non è mai un oggetto, ma la fotografia di una fotografia dell’oggetto.

CASTELFRANCO VENETO: LE TRAME DI GIORGIONE
La “Pala di Castelfranco”, capolavoro primo di Giorgione, offre il punto di partenza per una sontuosa mostra che trova negli ambienti del Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto il suo fulcro. Per espandersi poi in diversi siti della città murata, destinati ad accogliere l’attualità della grande tradizione di tessoria della Serenissima di 5 secoli fa. La mostra “Le trame di Giorgione”, fino al 4 marzo, si muove nel doppio binario della storia dell’arte e della storia del tessuto. Così si parte dalla Pala per studiarne i 5 magnifici tessuti che l’artista vi raffigura e che veicolano, secondo gli studiosi, un preciso messaggio diretto al Senato Veneziano sulle vicende dell’epoca dell’Isola di Cipro, cui la Pala rinvia in ragione del suo committente, il nobile Costanzo, uomo di stirpe reale. E le trame, intese come tessuti, sono quelle indossate dagli uomini e dalle donne in mostra, personalità della Serenissima che, all’epoca, estendeva il suo dominio tra l’Egeo e la Lombardia orientale, ritratte da grandi artisti cinquecenteschi di area veneta come, oltre a Giorgione, Giovanni Bonconsiglio, Tiziano Vecellio, Lorenzo Lotto, Jacopo Bassano e Paolo Veronese. Nei ritratti tutti indossano abiti realizzati con tessuti e complementi il cui costo era, per l’epoca, folle. Per testimoniare status symbol, raffinatezza e capacità di spesa, in un mondano trionfo dell’apparenza. Accanto ai ritratti preziosi esemplari di tessuti d’epoca. (red)

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