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direttore Paolo Pagliaro

Cinque anni
di antimafia

Cinque anni <br> di antimafia

di Paolo Pagliaro

(21 febbraio 2018) Dopo 245 sedute (il doppio della scorsa legislatura), 315 audizioni, 104 missioni e 17 relazioni approvate tutte all’unanimità, ha concluso oggi i suoi lavori la commissione parlamentare antimafia. La relazione finale di Rosy Bindi, che in questi cinque anni ha presieduto la commissione, è il racconto di un paese in cui ciò che sembrava arcaico – e cioè la violenza come via d’accesso al potere e alla ricchezza - è diventato parte della modernità.

Cosa Nostra, ‘ndrangheta, camorra e mafie straniere hanno ampliato il loro raggio d’azione e moltiplicato i fatturati. Le attività tradizionali comprendono edilizia, appalti, commercio, ma anche il settore della sanità. Tra le attività relativamente «nuove» ci sono la grande distribuzione, i rifiuti, le energie rinnovabili, il turismo, le scommesse e le sale gioco, i servizi sociali e l’accoglienza dei migranti.
Inutile dare le cifre del giro d’affari, sono talmente mirabolanti da sembrare irrealistiche. Sta di fatto che le mafie sono diventate ormai delle vere e proprie agenzie di servizi illegali per le imprese, e hanno solidi agganci nel mondo delle libere professioni.

E’ impressionante il capitolo che la relazione di Rosy Bindi dedica alla sanità. I casi di infiltrazione mafiosa nelle Asl non riguardano più solo Calabria e Campania. Anche il tessuto sanitario lombardo risulta fortemente permeabile agli interessi della ‘ndrangheta. Le cosche sono riuscite a inserirsi all’interno di diversi segmenti del sistema: dagli appalti per le forniture ospedaliere alla direzione di importanti aziende sanitarie fino alla distribuzione dei farmaci.

La commissione antimafia lascia in eredità al futuro Parlamento una lunga serie di proposte per rafforzare i controlli e prevenire le illegalità, ma il tema – se si escludono le vicende campane - stenta a trovare un posto di rilievo nell’agenda della campagna elettorale.

(© 9Colonne - citare la fonte)