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direttore Paolo Pagliaro

'PD ALL’OPPOSIZIONE
MA DEVE CAMBIARE'

'PD ALL’OPPOSIZIONE <br> MA DEVE CAMBIARE'

 “Il voto degli italiani ha stabilito la nostra posizione. Lavoreremo dall'opposizione”, “in passato i 5 Stelle ci hanno detto di tutto. Ma la politica non si fa mai con il risentimento. Il punto è che noi dobbiamo sfidarli sul terreno su cui hanno preso i voti: la domanda di cambiamento. A loro il pallino di trovare una soluzione per il governo, a noi quello di dimostrare da subito che siamo più attrezzati per dare risposta alla domanda”. Lo ribadisce Maurizio Martina, reggente del Partito democratico dopo le dimissioni di Matteo Renzi, in una intervista a Repubblica. Ed in vista del'assemblea nazionale di aprile nella quale si deciderà se eleggerlo segretario precisa: “Ci sarò con qualunque ruolo. Voglio solo dare una mano. Chiedo unità, offro unità. La collegialità deve tornare a essere un valore” e “credo davvero che dopo questa sconfitta storica il Pd possa ripartire. Servirà un grande cambio di fase e nuove idee, anzi un vero rovesciamento delle idee guida che ci hanno condotto fin qui. Serviranno umiltà e audacia. Ma soprattutto questo è il tempo dell'orgoglio”, “abbiamo commesso sicuramente più di un errore, da Renzi in giù, tutti. Ma attenzione a cercare capri espiatori, senza Renzi l'argine del Pd sarebbe crollato con quattro anni di anticipo” e “oggi più di ieri non basta un nuovo leader per voltare pagina”. E aggiunge: “Servono occhiali nuovi per leggere la realtà. Non basta la crescita per ridurre le disuguaglianze. Deve venire prima il capitale sociale e poi quello economico”, “per me è vecchio anche il blairisimo, così come non basta più la socialdemocrazia. Ci serve un po' di radicalità nelle idee”, “serve un Pd che fa progetti di comunità, che mobilita su obiettivi che cambiano la vita quotidiana delle persone”. Quindi replica quanti - politici, artisti, intellettuali – chiedono che il Pd sostenga un esecutivo a guida M5S: “Si rivolgano piuttosto a chi hanno votato e gli chiedano cosa intende fare. Quando Di Maio si stupisce che nessuno lo abbia chiamato, gli dico: sei il leader che ha vinto, chiama tu. Ci sfidiamo su un confronto di merito e, per come la penso io, vediamo perché no. Il 4 marzo ci ha consegnato a una funzione chiara: stare all'opposizione. Il punto è che i 5 Stelle sono entrati nella dimensione dell'ipertattica”. E per la partita delle presidenze della Camera. Precisa: “Chiediamo figure autorevoli, non è poco. I rappresentanti M5S che io e Guerini abbiamo incontrato oggi non facevano che ripetere ‘I cittadini chiedono, i cittadini dicono...’. Però mi pare che il gioco di palazzo, per ora, sia tutto loro”. (16 mar – red)

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