Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

SE LA STELLA FA LE BIZZE
IL PIANETA SI NASCONDE

Avviso per i cercatori di esopianeti: se volete scoprire o studiare nuovi mondi attorno a stelle con una significativa attività magnetica, potreste incontrare non poche difficoltà nel rivelare quelli di piccola massa. L’attività magnetica di una stella può infatti indurre nelle misure spettroscopiche segnali in grado di sovrastare, fino a “nasconderli”, quelli più piccoli prodotti da pianeti in orbita attorno ad essa. Un caso emblematico di questo effetto è riportato nello studio del sistema planetario attorno alla stella nana rossa K2-3, guidato da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e in pubblicazione sulla rivista Astronomy&Astrophyiscs. Da tempo è noto che la stella K2-3 ospita un sistema di tre pianeti di piccolo raggio scoperti con il metodo del transito dal programma scientifico Kepler-2 del telescopio spaziale Kepler della NASA. Una estesa campagna osservativa con gli spettrografi HARPS e HARPS-N durata tre anni ha permesso al nutrito gruppo internazionale di ricercatori di ricavare la massa - e quindi desumere la potenziale composizione - dei due dei pianeti più interni che compongono il sistema planetario, tramite l’analisi delle variazioni temporali di velocità radiale della stella. Per il pianeta più esterno, particolarmente interessante perché situato in prossimità della potenziale fascia di abitabilità della stella, quelle informazioni rimangono ancora incerte.

L’ESPERTO “Il nostro obiettivo era quello di misurare la massa – e quindi la densità, essendo noti anche i raggi – dei tre pianeti, per caratterizzare con precisione il sistema planetario arrivando a definire la composizione media di ciascun pianeta” dice Mario Damasso, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica a Torino, che ha coordinato lo studio su K2-3. “Il risultato importante è che, nonostante centinaia di misure e lo sforzo congiunto di più team di ricerca, la massa del pianeta più esterno -prossimo alla zona abitabile- resta non misurata. Le nostre analisi mostrano che l'ostacolo principale all’individuazione di questo pianeta dovrebbe essere il livello di attività della stella, sebbene abbiamo cercato di eliminare i suoi effetti nelle nostre misure per mezzo di tecniche di analisi sofisticate e pur avendo estratto i dati con due diversi algoritmi. Anche sapendo che il pianeta esiste e conoscendo con precisione le informazioni principali sulla sua orbita, i nostri dati non mostrano il segnale atteso: o questo è troppo piccolo per essere rilevato, perché il pianeta è poco massiccio, oppure è l’attività stellare a mascherarlo”.(red – 19 mar)

(© 9Colonne - citare la fonte)