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direttore Paolo Pagliaro

Contact tracing?
A ciascuno il suo

Contact tracing? <br> A ciascuno il suo

di Paolo Pagliaro

(30 marzo 2020) C’erano tre giorni di tempo per proporre applicazioni e altre soluzioni tecnologiche in grado di ridurre la diffusione dell’epidemia. Un invito che il governo ha rivolto a università, centri di ricerca, aziende, e che ha ricevuto centinaia di risposte. 
Il modello era la Corea del Sud, che per ricostruire più velocemente le catene del contagio e provare a interromperle ha utilizzato tutte le informazioni disponibili: immagini delle telecamere di sicurezza, transazioni delle carte di credito, dati di posizionamento rilevati da smartphone e automobili. 
A Roma, al ministero dell’innovazione sono giunte proposte da ogni parte del mondo oltre che dai campioni italiani dell’economia digitale. Molte riguardano app di tracciamento dei contatti, utilizzando gli smartphone ma non necessariamente i dati degli operatori telefonici. Ora la commissione tecnica è al lavoro per selezionare le soluzioni migliori e c’è bisogno che lo faccia in fretta anche perché nel frattempo ogni regione sta andando per conto proprio. La Lombardia tiene sotto controllo la mobilità grazie alle informazioni aggregate fornite dalle compagnie telefoniche. L’Umbria ha adottato una app per individuare i casi positivi di Coronavirus. In Sardegna un’applicazione consente di georeferenziare gli spostamenti delle 26 mila persone sottoposte a quarantena obbligatoria. L’app della regione Lazio è progettata per attivare una visita medica a distanza. Quella della Sicilia promette di monitorare i contagiati asintomatici. 
Il Garante della privacy ha detto che si possono utilizzare dati anche non aggregati, dunque individuali, purché se ne faccia un uso proporzionato, temporaneo, specifico e responsabile. Una regia centrale, con un uniforme sistema di garanzie, sarebbe dunque urgente.

(© 9Colonne - citare la fonte)