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direttore Paolo Pagliaro

Giffoni, Boccia: lo spirito giusto per ripartire

«Un’Italia che deve superare le sue preoccupazioni immediate e cominciare ad avere quello spirito che accomuna i milioni di ragazzi che frequentano Giffoni. Perché il loro è un modo di essere. E’ passione, sogno, speranza, futuro, progetto e cultura. In un momento difficile del mondo non dobbiamo smettere di sognare e di pensare al dopo, quel dopo che potrà arrivare tra qualche settimana o tra qualche mese. Questo non deve spaventarci». Sono le parole accorate di Vincenzo Boccia, Presidente Nazionale di Confindustria, che, nel corso di un lungo confronto, in Skype call con il direttore di Giffoni Opportunity, Claudio Gubitosi, esprime il suo punto di vista sul momento che l’Italia sta vivendo, offre le sue proposte a sostegno del sistema Paese e si lascia andare ad una confidenza, intima e personale, facendo emergere quel lato umano di una classe dirigente che oggi più che mai è chiamata ad assumersi la responsabilità del futuro dell’Italia e dell’Europa.  Il Presidente Boccia è intervenuto, con entusiasmo e confermando un legame solido di affetto che ha con Giffoni, nell’ambito del talk promosso dal direttore Gubitosi che si sta rivelando momento centrale della campagna #GiffoniaUnMetrodaTe, agorà virtuale della sua community che si interroga, riflette e propone. Un appuntamento che da tre settimane, in un’Italia in quarantena, è diventato spazio di dialogo e confronto, non solo con le migliaia di ragazzi che vivono e amano Giffoni, ma anche con i protagonisti della vita politica, economica e culturale del Paese.

TRASFORMARE LA PREOCCUPAZIONE IN SPERANZA. NON CAVALCARE LA RABBIA «Abbiamo davanti a noi una guerra – ha spiegato il Presidente Boccia - quella al virus e, poi, ne abbiamo un’altra da vincere in chiave economica. Ciascuno di noi, pur stando a casa, sta pensando alla ripartenza e sta progettando il futuro. E’ giusto essere preoccupati oggi, ma accanto alla preoccupazione ci vogliono resistenza e passione e non rabbia. Serve la cultura. Quella cultura che appartiene per esempio alla storia di GIffoni. Abbiamo bisogno di recuperare dalla nostra cultura, che è tradizione del nostro Paese, che è patrimonio dell’Italia, uno dei Paesi più belli del mondo, quella capacità di reazione che ci consente di trasformare la speranza in passione e futuro e non dobbiamo cavalcare la preoccupazione che va messa, invece, al servizio della costruzione del futuro e non per demolirlo attraverso la rabbia».

SIAMO IN UN’ECONOMIA DI GUERRA. SUBITO UN FONDO DI GARANZIA PER LE IMPRESE E’ tempo di misure e di politiche perché l’Italia possa resistere all’ondata d’urto di un’emergenza planetaria ed iniziare a pianificare la ripartenza. Su sollecitazione del direttore Gubitosi, ecco la ricetta del Presidente di Confindustria: «L’Italia e l’Europa – ha spiegato Vincenzo Boccia - devono capire che siamo in una economia di guerra. Ci siamo già. Abbiamo negozi chiusi ed aziende ferme. Abbiamo imprese passate in pochissimo da un fatturato pari a 100 a zero. Più altre che hanno un rallentamento di fatturato molto significativo. Ora è in questa logica che dobbiamo ragionare e non a legislazione vigente. Bisogna essere innovativi, la politica deve esserlo. In questi giorni dobbiamo combattere la guerra contro il virus e per farlo dobbiamo chiudere le attività produttive in Italia ed in Europa. Questo è inevitabile. Ma dobbiamo pensare a cosa fare per farle sopravvivere economicamente. La nostra proposta è semplice: aiutiamo le imprese attraverso un fondo di garanzia che permetta alle banche di dare credito a breve. Le banche sostengono le imprese per i costi fissi minimi attraverso le garanzie di Stato. Questo debito di guerra si deve trasformare in un debito a trenta anni, proprio come accade nelle economie di guerra. Ne usciremo con più debito, ma sarà sostenibile e così trasformeremo la preoccupazione in speranza, dando una prospettiva al tessuto produttivo. La politica ha così la possibilità di intervenire con una soluzione intelligente, senza azzardi morali - ognuno pagherà quanto deve - per poi reagire e passare alla fase 2, quella della ripartenza». (red – 31 mar)

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